I lapilli di Pompeo

Zonin era bravo, ma con il vino

L'eccellente Centro Studi di Mediobanca segnala la crescita, per l'ottavo anno consecutivo, del nostro settore vinicolo. E tutti gli indicatori vanno in un'unica direzione: anche il 2018 sarà un anno positivo. Come, d'altronde, è emerso nella vivacità dell'ultima edizione di Vinitaly, la manifestazione dedicata al comparto andata recentemente in scena a Verona. Qualche numero targato Mediobanca, favorisce il brindisi. Nel 2017 è cresciuto il fatturato delle società italiane (+6,5% sull'anno precedente) grazie alla voce export (+7,7%); con la performance assai eclatante del commercio verso l'Asia: addirittura un balzo del 21,1% sul 2016 (+21,1%). Da non trascurare il mercato domestico: +5,2%. In sostanza: aumentano gli occupati (+1,8%) insieme agli investimenti (+26,7%).

Le aziende del Veneto e della Toscana sono in testa al gruppo: pedalano con un buon rapporto: si vede che l'allenamento e la strategia di gara pagano. Leggo che nelle prime posizioni si colloca l'azienda Zonin; nel 2017 ha fatturato 201 milioni, in crescita del 4,3% rispetto all'anno precedente (193 milioni). Non posso non rilevare che quella è l'azienda che rimanda ad un imprenditore piuttosto conosciuto, Gianni Zonin. Colui che per vent'anni è stato alla presidenza della Popolare di Vicenza; il banchiere che ha contribuito a portarla al fallimento gettando nel lastrico risparmiatori e piccole imprese.

È ancora viva la sua surreale audizione davanti all'inutile Commissione d'inchiesta sulle banche. I non ricordo si sono sprecati, probabilmente intendeva imitare l'immenso Totò dello Smemorato di Collegno. Ma la sua è stata una brutta recita. Come imprenditore sarà anche bravo, ma come banchiere Per me vale sempre la massima: ofelè fa il to mesté. Cioè: pasticcere fai il tuo mestiere. Saggezza meneghina valida in tutte le latitudini.

Altrimenti ci si ubriaca e si fanno danni.

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