Gian Battista Bozzo
da Roma
Volete sapere come potrebbe davvero finire la querelle sulla tassazione delle rendite finanziarie, Bot compresi? Non state a sentire le dichiarazioni di Prodi e Fassino, Visco e Rutelli, Bertinotti e Mastella. Andate invece sul sito Internet www.lavoce.info e avrete la risposta, quella vera. Nel sito, diventato ormai il manifesto degli economisti darea progressista, si legge infatti un articolo illuminante, dal titolo: «Tutto (o quasi) quello che vorreste sapere sulla tassazione delle attività finanziarie». Autrici, le professoresse Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra dellUniversità di Bologna che, dicono fonti informatissime, sono le vere ghostwriters del programma fiscale dellUnione. Ed ecco le loro risposte alla domande che si fanno gli elettori, e che loro stesse si pongono.
Vi sono buoni motivi per cambiare la tassazione sulle attività finanziarie?
Sì. «La presenza di due aliquote (12,5% e 27%, ndr) non ha alcuna giustificazione razionale».
Fissare unaliquota superiore al 12,5% può provocare una fuga di capitali?
«Lenfasi posta su questa eventualità va sicuramente ridimensionata», rispondono le due economiste. «In primo luogo, perché laggravio medio per il contribuente sarebbe limitato, in quanto si riduce contemporaneamente laliquota sui depositi bancari e postali. In secondo luogo perché, anche se si investe allestero, occorre pagare le imposte in Italia con le aliquote applicate ai redditi di capitali interni».
Aumentando laliquota non si corre il rischio di un aumento dei rendimenti lordi che lo Stato deve garantire ai sottoscrittori?
I titoli del debito pubblico, ricordano Giannini e Guerra, sono detenuti per lo più da soggetti esteri, e da banche e imprese. «I risparmiatori per i quali laumento dellaliquota ha effetto detengono meno del 16% dei titoli pubblici: difficilmente la loro domanda sarà in grado di influenzare le condizioni di offerta».
È possibile una riforma retroattiva delle aliquote?
No, assicurano le due studiose. Ma, aggiungono, «se si limitasse la nuova aliquota ai soli titoli emessi dopo lentrata in vigore della riforma, si creerebbero differenze di trattamento tra titoli di vecchia e di nuova emissione, facendo un bel regalo a chi ha titoli più vecchi. Inoltre il periodo di transizione durerebbe un trentennio. È dunque decisamente preferibile estendere la riforma anche ai titoli già in circolazione».
Aumentare la tassazione sui titoli pubblici significa colpire i piccoli risparmiatori?
«I titoli pubblici sono una componente minoritaria del risparmio delle famiglie, il 5,6% secondo Bankitalia. Per affrontare il problema dellequità della riforma proposta, occorre considerare linsieme di queste attività».
Si può fissare unesenzione per i piccoli risparmi?
«Generalmente lesenzione ai piccoli risparmiatori viene concessa nellambito di una tassazione personale, non di una tassazione sostitutiva come la nostra. È comunque possibile studiare forme di esenzione».
A quanto ammonterebbe il gettito ottenuto dalla riforma?
«Si parla di una cifra compresa fra i 2,5 e i 4,2 miliardi di euro: di questi, meno di 400 milioni arriverebbero dalla tassazione dei titoli pubblici».
Il tutto appare molto chiaro.
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