Vorremmo segnalarvi due spettacoli che, di scena in questi giorni rispettivamente al Piccolo Jovinelli e allArgot, rappresentano due casi emblematici di «resistenza» alla frenesia con cui oggi tutto si consuma e si macera. Stiamo parlando de Le nozze di Antigone di Ascanio Celestini, interpretato da Veronica Cruciali su disegno registico di Arturo Cirillo, e di Tango di Francesca Zanni, con Crescenza Guarnieri e Rolando Ravello diretti dalla stessa autrice. Due produzioni piccole ma importanti che, messe a segno la prima volta nel 2000/2001 e già proposte al pubblico capitolino, sembrano rafforzare nel tempo la loro capacità di restare impresse nella memoria. E, in fondo, proprio di memoria e di tempo trattano entrambe. Nel primo caso è il mito di Edipo a offrire lo spunto per un rimaneggiamento del rapporto padre/figlia allinterno del quale Antigone - vestita di un abitino modesto e calata in uno spazio vuoto dove abbondano scarpe maschili scompagnate - rievoca in prima persona la figura paterna, ricostruendo un quadro di relazioni familiari che ha per sfondo la Seconda guerra mondiale (epoca assai cara allautore romano). Ecco dunque questo Edipo contadino, partigiano, marito della vedova di un gerarca fascista da lui stesso ucciso, genitore più volte e, in definitiva, ombra gigantesca nella sua assenza. Talmente gigantesca che la figlia, nel risalire il fiume dei ricordi, finisce giocoforza col sostituirsi alla madre abbracciando il desiderio/sogno di essere la sposa del padre.
Lamore materno è al centro di Tango, lavoro visto pure in televisione (era il 2002). Quanto la Zanni descrive qui è la storia parallela di un uomo e una donna legati, malgrado loro, alla tragica esperienza dei desaparecido argentini, che si muovono tra ricordi e monologhi tesi come corde di violino (unico momento di incontro il tango ballato simbolicamente insieme alla fine). Carla parla di un figlio rapitole neonato e mai più visto; Miguel ci sposta avanti nel tempo e rievoca la sua infanzia borghese, insinuando il dubbio di unadozione illecita «estorta» con la violenza. Via via che i racconti corrono paralleli, le tessere del puzzle si ricompongono e le due vite messe in gioco si riappropriano del loro stringente legame. Madre e figlio non si conosceranno mai eppure qualcosa ci dice che, per tante donne e tanti bambini coinvolti in quello scempio, le cose potrebbero essere andate diversamente.
Il senso di questo lavoro, interpretato con raffinato equilibrio dai due interpreti (la Guarnieri è lirica pur se mai enfatica; Ravello risulta più controllato e secco), sta qui e colpisce dritto al cuore, anche perché affidato completamente alle parole: dal palcoscenico spoglio, riempito dalle musiche originali di Daniele Silvestri, lemozione non può che dilagare in sala.
Le nozze di Antigone replica fino al 25 marzo; Tango fino al primo aprile.
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