Edison? Sarà il polo delle ex municipalizzate

Un progetto con Aem Milano, Hera, Asm e forse Acea

Paolo Giovanelli

da Milano

«Si manda tutto a carte quarantotto e si fa la grande utility del Nord»: il giorno dopo il pronunciamento dell’Antitrust sulla questione dell’azionariato Edison si delinea un nuovo scenario che se andrà realmente in porto è destinato a cambiare radicalmente il quadro del settore energia in Italia. Quello che viene definito come «obiettivo massimo» prevede che attorno a una Edison a controllo italiano si coagulino tutte le ex municipalizzate, creando quella che viene definita la «Rwe italiana» sul modello di quanto è stato già fatto in Germania.
Ma facciamo un passo indietro: in Edison, secondo valutazioni che si dice sarebbero condivise in modo bipartisan dal mondo politico, la governance paritetica tra Edf e Aem sarebbe una finzione. Di fatto a condurre la danza sarebbero i francesi: «Un equilibrio da circo equestre» ha detto una fonte al Giornale. E che non piace sia al mondo politico, sia ad alcuni personaggi di quello economico. Tanto più dopo le barricate che stanno sorgendo in Francia contro la possibile Opa Enel su Suez.
E allora spunta il progetto: il ministro Bersani potrebbe cogliere al balzo la possibilità offerta dall’Antitrust per ridimensionare la presenza di Edf e aggregare attorno a Edison le utilities del Nord che ne diventerebbero azioniste, creando così il secondo grande gruppo elettrico italiano. «Quella dell’Antitrust è una segnalazione rilevante che il governo considererà con grande attenzione» ha detto non a caso il ministro. Per far questo occorre sia l’appoggio del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che detiene il controllo di Aem Milano, sia del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. È infatti Aem Milano, già oggi azionista di Edison, che potrebbe fare da capofila per la grande cordata delle utilities. Che non potrebbe fare a meno però dell’appoggio degli emiliani di Hera e dei «cugini» lombardi di Asm Brescia. Lasciando aperte le porte anche alle altre realtà a Nord Est e Nord Ovest, ma soprattutto non escludendo i romani di Acea (se lo vogliono) che rischierebbero di restare isolati.
L’obiettivo è veramente ambizioso, perché si tratta di mettere insieme diavolo e acqua santa, o destra e sinistra, per realizzare un progetto tutt’altro che facile. «Sarà un discorso di ingegneria istituzionale» ha detto al Giornale una fonte interessata alla costruzione. Che ricorda pure che Zaleski potrebbe giocare un ruolo importante, potendo disporre di un sia pur potenziale 10% di Edison (per il momento ha i warrant). «Alla fine bisogna vedere dove vanno a finire i profitti - ha detto la stessa fonte - se finiscono in Francia o se restano in Italia». E comunque non è solo questione di profitti, ma certamente del ruolo che si vuol dare alle ex municipalizzate in Italia.
Piuttosto c’è un problema rilevante. Gli accordi Edison prevedevano che in cambio dell’ingresso di Edf in Edison fosse fatto spazio all’Enel nel nucleare francese di nuova generazione. Uno sbocco che al gruppo italiano sta particolarmente a cuore: non a caso nelle ultime settimane fonti vicine all’Enel hanno sempre smorzato gli allarmi lanciati dal numero uno di Edf, Pierre Gadonneix, che minacciava di non dar corso alle intese se fosse stata tirata fuori la questione della partecipazione del 30 per cento. E per contrappunto l’ad Enel, Fulvio Conti, aveva ancora recentemente ribadito gli ottimi rapporti con Edf. Ma a quanto pare monsieur Gadonneix era ben informato su quanto bolliva nella pentola dell’Antitrust. Resta così da vedere fino a che punto Conti possa essere felice di uno sviluppo di questo tipo. E fino a che punto possa opporvisi.
Fin qui l’obiettivo «massimo», che ovviamente dà per scontato che i francesi vadano avanti nel loro ostruzionismo a Enel su Suez e che nell’Unione europea proseguano le concentrazioni nazionali: Gas Natural-Endesa in Spagna e Suez-Gaz de France in Francia. E che dà per scontato che l’«ingegneria istituzionale» funzioni.

E se non funziona? In questo caso l’ipotesi «minima» prevede che per Edipower possa arrivare l’ora di uno spezzatino, che affiderebbe le centrali alle ex municipalizzate più importanti, mentre per Edison la partita potrebbe farsi complessa e potrebbero rientrare in gioco variabili che nella ipotesi «massima» non erano previste.

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