Adesso arriva persino l'attacco a Gianni De Gennaro, il capo della polizia più amato dalla sinistra. Tra scalini e scaloni procede un dibattito, senza trasparenza e razionalità, sulla riforma delle pensioni. Margherita e Ds già indicano in Walter Veltroni il successore di Romano Prodi. La situazione politica si sta avviando a un nuovo esito e presto l'unica soluzione possibile sarà il voto anticipato. Giorgio Napolitano chiede che prima si riformi il sistema elettorale: ma un governo di emergenza per intervenire su questo tema ha uno spazio per nascere che si può calcolare in ore non in settimane. Poi tutto si avviterà e il voto a ottobre diventerà l'unica soluzione possibile.
Qual è la causa prima della situazione discretamente drammatica in cui ci troviamo? Il mancato sbarramento a sinistra del governo Prodi. Ma - direte - senza Rifondazione il governo Prodi non sarebbe neanche nato. In realtà in tutta Europa, dall'Inghilterra alla Francia alla Germania, le forze del riformismo di sinistra rinunciano al governo piuttosto che allearsi con l'estrema. Ci sarà pure un motivo. L'estrema sinistra nel nostro Continente è erede degli esiti del sessantottismo antiamericano ed espressione del più duro protezionismo-corporativismo sindacale. Un grumo che ha una sola caratteristica: impedisce di governare. Sia in politica estera sia nelle politiche sociali impone prese di posizione che man mano disgregano qualsiasi logica razionale. Per di più, in una società aperta è bene che le posizioni estremistiche si esprimano autonomamente così da praticare quella dialettica con realtà e responsabilità che sola contiene gli effetti più devastanti dell'estremismo. Permettere a queste spinte, invece, di ammantarsi di un ruolo di governo crea spirali di radicalismo che scuotono la società: lotte come quelle dei No Tav, episodi di estremismo anticattolico tipo quelli del Gay Pride, persino le pulsioni più violente tra i giovani, trovano spazio anche perché non si lascia l'estrema sinistra a fare interamente il proprio mestiere, cioè elaborare fino in fondo posizioni irrazionali mantenendole però sul terreno della politica e della cultura, non su quello impossibile del governo. Oggi il governo Prodi paga il prezzo delle sue origini. Si esplicitano le contraddizioni di chi ha voluto formare a qualsiasi prezzo un fronte popolare antiberlusconiano, di chi come Tommaso Padoa-Schioppa ha cantato la sintesi tra riformismo ed estremismo, di Paolo Mieli che ha garantito agli elettori la trasformazione avvenuta di Fausto Bertinotti, di una Confindustria che ha chiuso gli occhi sulle aree di massimalismo sindacale della Cgil.
Lodovico Festa
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