Mancavano le vittorie? Eccole servite, due in un colpo, arrivano dal fondo e dallo sci alpino, da Arianna Follis e da Giuliano Razzoli, lei emiliana di adozione, lui emiliano vero, da Razzolo, frazione di Villa Minozzo, provincia di Reggio Emilia. Nello slalom di Zagabria, proprio dove un anno fa era salito per la prima volta sul podio come terzo, Giulietto, così lo chiama il papà, ha battuto tutti dopo uno slalom di pura emozione. E per l'Italia è doppietta perché secondo è Manfred Moelgg e a poco più di un mese dall'apertura dell'Olimpiade di Vancouver questa è davvero una notizia fantastica.
Quella di Razzoli è una vittoria annunciata, meritata, attesa per un anno in cui la sensazione era che il «bravo ragazzo» dalla faccia pulita, dal fisico impressionante e dalla sciata devastante fosse sempre il più veloce di tutti, il suo problema era solo quello di non riuscire a mettere insieme tutti i pezzi del mosaico, cioè a fare due manche senza errori. Ha fatto fatica Giuliano ad arrivare in alto, per anni a lottare con numeri di partenza impossibili, mai migliorati perché non finiva una gara, ma guai a mollare, guai a cambiare la sua tattica da vincente, o la va o la spacca, meglio uscire con onore che arrivare prendendo secondi. Per andare forte in slalom non c'è altra scelta, e lui l'ha portata avanti con pazienza, con intelligenza, con fiducia, incoraggiato dai suoi allenatori che hanno sempre creduto in lui e dal papà Antonio, suo primo maestro e suo più grande tifoso, che in estate profetizzava un inverno con almeno tre vittorie del suo Giulietto e lui a replicare «ma papà, per favore, non dire stupidate!». Giulietto che, per inciso, pesa novanta chili e sembra un armadio a quattro ante, ha un collo alla Mike Tyson e unagilità non proprio da slalomista cui sopperisce con una potenza da guinness, potenza che ieri ha scaricato sulla pista collinare alla periferia della capitale croata, che aspettava il suo eroe Ivica Kostelic e alla fine ha applaudito questo eroe italiano. Non poteva scegliere luogo migliore Giuliano per vincere la sua prima gara: Zagabria è una delle tappe più ricche dell'inverno (cinquantamila euro l'assegno per il vincitore), una delle più prestigiose. In nessun altro luogo il vincitore viene incoronato e fatto sedere su un trono, Re Giuliano I stava davvero bene lassù fra Manfred Moelgg e Julien Lizeroux, il compagno di squadra e il francese ultratrentenne, due che non mollano mai e insegnano che nello sport, come nella vita, volere è potere.
Prima manche: la pista si segna in fretta, il numero 1 della stagione Reinfried Herbst, vincitore delle prime due gare, è fortunato e si prende anche il numero 1, come dire che parte già con un bel vantaggio da gestire. E non lo spreca, anzi, sciando molto bene chiude la manche con un vantaggio di 64/100 su Razzoli, nono al via, e di 99 su Moelgg, numero 2 sul petto. Giuliano è stato il solo ad essere più veloce di Herbst nel tratto centrale della pista e l'impressione è che sia in giornata di grazia, sicuro e solido sugli sci. E infatti eccolo, nella seconda manche che l'allenatore austriaco ha tracciato molto stretta per aiutare il folletto Herbst e mandare in crisi il gigante azzurro; ecco il nostro usare l'intelligenza, controllare nelle parti più ripide e sparare tutto sul piano. Manfred Moelgg intanto è già al traguardo, al comando nonostante un grave errore nel muro iniziale, sicuro del podio dunque, ma Giuliano lo fulmina per 23/100 e a quel punto non resta che aspettare Herbst, finora infallibile. Se Giuliano quando scia è l'immagine della potenza, l'austriaco è delicatezza, tocco, classe, è fra i pochi che sanno sciare sia sul liscio che nelle buche, anche lui però è umano e sbaglia, una volta, e perde tutto il vantaggio che aveva; due, e accumula altro distacco; tre e si ritrova quinto a 84/100, con Razzoli che fa esplodere la sua gioia incredula.
Giuliano si guarda in giro come spaesato, saluta i tifosi del fan club che come sempre lo hanno seguito numerosissimi, pensa forse ad Alberto Tomba che è lì nel parterre a pochi metri e viene inquadrato dalle telecamere in un bel gesto di esultanza, che corre a portare in trionfo Razzoli, emiliano come lui, e dichiara che «questa vittoria è davvero importante per lo sci italiano». Altro che, se è importante, ci voleva, ci voleva davvero, l'anno olimpico non poteva cominciare meglio.
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