nostro inviato a Bruxelles
«Non è finita qui, continueranno a martellare perché il loro obiettivo è farmi cadere. E pur di arrivare a me sono disposti a colpire altre persone, chi mi sta più vicino. Insomma, ci saranno altri indagati e, perché no, il solito valzer di intercettazioni date in pasto ai giornali». Ci ha messo un po’ a metabolizzare, perché solo qualche giorno fa - in quel di Arcore - il ragionamento era esattamente lo stesso ma con toni che definire coloriti sarebbe un eufemismo. Alla fine, però, Berlusconi sembra essersi messo l’anima in pace, consapevole che a un anno e mezzo dal Noemigate si ricomincerà a ballare. Così, a parte qualche battuta durante il briefing a porte chiuse con i tecnici della Protezione civile di Acerra, del nuovo sexy scandalo il Cavaliere preferisce non parlare. Non solo in pubblico ma nemmeno in privato se è vero - così riferiscono i presenti - che durante il volo che lo porta a Bruxelles si concentra solo sui dossier che riguardano il Consiglio europeo. «Un casino sul nulla», sarà l’unica battuta - intercettata in un fuorionda di La7 - che si farà scappare a Justus Lipsius dopo la «photo opportunity» con gli altri capi di Stato e di governo.
Dichiarazioni a parte, però, la convinzione che si fa strada è che la legislatura sia ormai agli sgoccioli. E la certificazione, questi i ragionamenti privati del Cavaliere, sta proprio nell’escalation delle ultime due settimane. Con parte dei Palazzi della politica che si sono mossi in sincrono rispetto alle procure: quella di Roma prima (con il nuovo filone sull’evasione fiscale di Mediaset e l’archiviazione della vicenda Montecarlo) e quella di Milano poi (con la «bomba» Ruby). L’accerchiamento - per dirla con le parole usate da Berlusconi nei suoi sfoghi privati - è ricominciato. Con tanti tasselli diversi che si sono posizionati al posto giusto in pochissime ore: Fini che affonda i colpi nonostante un periodo, almeno formalmente, di tregua; Repubblica che con un editoriale di Scalfari lancia il governo tecnico e non solo il Pd ma anche il Fli e l’Udc pronti ad accodarsi.
E qui sta il punto. Perché al di là del confronto sul lodo Alfano costituzionale - che anche i muri di Palazzo Madama sanno bene che non diventerà mai legge - la verità è che il countdown verso le elezioni anticipate è ormai partito. E la querelle è tutta sui tempi: una crisi di governo oggi, infatti, aprirebbe la strada a un esecutivo tecnico (magari con l’ambizione - irrealizzabile viste le posizioni in campo - di riformare la legge elettorale) mentre uno showdown dopo Natale alzerebbe decisamente le quotazioni di un ritorno alle urne. Scavallato il 2010, infatti, non ci sarebbero più in ballo la Finanziaria e il problema della data delle elezioni, visto che un voto politico nazionale alla vigilia di Natale non s’è mai visto ed è difficilmente praticabile.
Insomma - è il ragionamento di Berlusconi - bisogna tenere duro fino a fine anno. Difficile, invece, andare oltre perché - dice ai suoi - «stanno dimostrando di essere disposti a tutto pur di buttarmi giù». Il riferimento, ovviamente, è allo scandalo che coinvolge la minorenne marocchina visto che - si sfoga Berlusconi in privato - si stanno inventando di tutto. Come la cena a cui avrebbero partecipato Ruby, Santanché, Clooney e la Canalis. Una «bufala», dice il sottosegretario all’Attuazione del programma. Visto che - aggiunge la Santanché - Clooney «io l’ho visto solo al cinema».
A Roma, però, il Pdl è in grande agitazione. Anche perché della gestione della vicenda Ruby si è occupato esclusivamente Ghedini e tutto il resto del partito - anche i vertici - sono rimasti esclusi. Comprensibile, dunque, che nelle riunioni di ieri alla Camera e al Senato tra capigruppo, ministri e coordinatori ci sia chi non nasconde più d’una perplessità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.