Verona - Per il comizio, gli hanno preparato un palco sotto lo sguardo interrogativo di Dante Alighieri, nella piazza dei Signori. E prima, per una conferenza stampa all'aperto, un microfono, tre vasi con ortensie azzurre e alcune bandiere forziste - immobili nell'afa del cortile del Tribunale - sotto il busto settecentesco di Matthias von den Schulenburg, «feldmaresciallo della Serenissima», «eroico difensore di Corfù dai turchi», «governatore militare di Verona». Tutti titoli che calzerebbero a pennello a Flavio Tosi, il candidato del centrodestra a sindaco di Verona, l'assessore alla Sanità veneta che Silvio Berlusconi è venuto a incoronare.
Tosi è leghista, unico nome della Casa delle libertà dopo lunghi patimenti, ma il leader azzurro lo abbraccia come uno dei suoi. Berlusconi si presenta senza cravatta, come Tosi (da sempre) e Galan (per l'occasione): «Non è un nuovo corso, ma il nuovo caldo... Non temo la fatica, ma stanotte non ho toccato il letto e mi sono adeguato». Paragona il trentottenne candidato al Pippo Inzaghi di Atene («ma Tosi deve fare tre gol, non due, perché l'obiettivo è raggiungere il 53 per cento al primo turno»). Dà voce al dolore dell'Ordine dei medici, rammaricato di perdere «un assessore regionale alla Sanità così straordinario». Sul podio i due affrontano in coppia il siparietto del «Volete voi...», cioè gli interrogativi lanciati a turno verso la folla se vuole essere amministrata dal governo delle tasse, dal partito del no alle grandi opere, da chi vuole stravolgere la famiglia, eccetera. Le migliaia di veronesi stipati in piazza dei Signori rispondono in coro: «Nooo». E Berlusconi promuove tutti soddisfatto: «Avete superato la prova orale. Per lo scritto, vi aspetto domenica e lunedì ai seggi». Soltanto un'altra persona riceve elogi simili: è l'avvocato Luigi Castelletti, uno dei due candidati del centrodestra ritiratisi.
Di giorno in giorno, il risultato delle elezioni per il sindaco di Verona assume un peso maggiore. Cinque anni fa la sconfitta del centrodestra segnò il primo campanello d'allarme per il governo di Silvio Berlusconi: una città moderata, amministrata quarant'anni dalla Dc e otto da Forza Italia, era stata conquistata dal centrosinistra. Ora che la situazione è rovesciata, il leader della Cdl insiste ancora una volta sul valore anche nazionale dell'imminente voto amministrativo. «Gli italiani sono scontenti, soltanto il 24 per cento ha fiducia nel governo e il dato nazionale si riverbererà sulle consultazioni locali. Domenica e lunedì si vota per eleggere i sindaci ma anche per dare un segnale politico a tutto il Paese, soprattutto all'attuale maggioranza. Se Prodi perderà non potrà restare al governo contro la maggioranza degli italiani».
Verona sarà «la bellissima, fascinosa città da cui ripartire», dice Berlusconi. «Questo voto avrà per noi la stessa importanza che nel 2002 ebbe per il centrosinistra - spiega -. In tutti i Paesi europei alle ultime elezioni ha sempre vinto l'opposizione, con l'eccezione della Gran Bretagna. Ma Blair ha avuto tre fortune: era stato preceduto da una statista come la signora Thatcher, i conservatori non hanno trovato un successore degno di lei, la sterlina era stata mantenuta fuori dell'euro. Da qui, da Verona, partirà la riscossa del centrodestra per chiedere, in caso di vittoria generale della Casa delle libertà, il ritorno anticipato alle urne. Verona è importante, un punto fermo nell'applicazione di questa regola, il punto di partenza per le elezioni politiche che devono arrivare presto».
Sfidando la scaramanzia, il leader di Forza Italia dà una pacca sulle spalle di Tosi e gli assegna un traguardo impegnativo: «Superare già al primo turno il 53 per cento». Dal forno di piazza dei Signori si alza un'ovazione. Tosi preferisce un profilo più basso: «Il presidente mi chiama già sindaco, ma io ho fatto tutta la campagna elettorale girando con le mani in tasca», stringendo cioè i suoi due preziosi amuleti. Berlusconi però è sicurissimo del fatto suo: «Ad Atene prima della partita avevo indovinato che Pippo Inzaghi avrebbe fatto due gol. Ora come un aruspice, un vate, vi dico che Flavio sarà eletto subito, senza ballottaggio».
Il leader del centrodestra tocca tutti i temi della campagna elettorale: i costi esorbitanti della politica, i «disastri» del governo Prodi, le clientele alimentate dal centrosinistra, le spaccature nella maggioranza «dove gli ultimi comunisti dell'Occidente impongono i loro diktat a una sinistra ideologicamente smarrita». Ma al nascente partito democratico il numero uno del centrodestra invia gli auguri: «È un esperimento fatto ai vertici dei partiti e con ancora moltissimi problemi irrisolti come quello della collocazione internazionale che è fondamentale.
Comunque è un tentativo di superare l'eccessivo frazionamento della politica italiana e credo quindi sia una cosa da seguire attentamente. Il partito unico del centrodestra è un sogno che coltivo da tempo: spero proprio che il volere degli elettori sia recepito dagli eletti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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