Neanche un film qualsiasi. Fantascienza invece, proprio così.Ma guarda un po’ che cosa ha in mente Elisa mentre gira per l’Italia con il tour più lungo della sua vita (giovedì data di culto agli Arcimboldi di Milano). Diventerebbe regista, potendo. E mettendo tra parentesi, almeno per un po’, la musica. Per rendere l’idea, è il terzo giro di concerti che affronta con sua figlia al seguito. E sua figlia Emma Cecile, che sfoggia già un sorriso dolcissimo, ha appena sedici mesi: «Ma mi dicono che gruppi di metallari tosti come gli Slayer fanno ancora peggio, portandosi dietro neonati per tutti i continenti». Insomma, Elisa vuole fare la regista, ramo fantascienza, tendenza visionaria alla Michel Gondry, mica sognatrice alla Walt Disney. E ha le idee chiare, ma proprio chiarissime.
Vero Elisa?
«Già. Lo vedo bene il soggetto, ho in mente parecchie scene. Sarebbe un film di fantascienza raccontata in modo complesso e credo profondo».
Non sarebbe proprio il suo debutto assoluto. E’ coautrice del suo ultimo video Sometime ago (dal cd Ivy ).
«E prima avevo girato uno spot come regista per un ministero. L’argomento era la solitudine. C’ero io che suonavo al pianoforte senza suoni però. E poi tutto si liberava in una corsa frenetica in un campo di grano».
Bene, allora a quando il primo ciak?
«Eh no. Quel tipo di film è molto difficile e richiede molti fondi per essere realizzato».
Non ci sono, quindi.
«Per ora no».
Però rendiamo l’idea di come sarebbe.
«Mah, la prima fantascienza che ho visto, da bambina, è stata quella di Labyrinth di Jim Henson con il grande David Bowie. Oppure La storia infinita ed E. t. . Poi sono passata a cose tipo The fountain di Darren Aronofsky e a Village con Joaquin Phoenix. In poche parole, non una fantascienza in senso stretto, ma un linguaggio filmico assai dilatato e comunque pieno di visioni».
Ma, Elisa, snocciola definizioni come un critico cinematografico. Insomma, di vedere film come quelli di Checco Zalone non se ne parla proprio?
«E invece sì. Che ridere. L’ho visto e mi sono divertita. Però da quando è nata Emma, ho meno tempo da dedicare al cinema, non ho neppure visto Avatar , tutto dire».
Quindi lei si siederebbe sulla sedia da regista.
«Già. E non vedo l’ora».
Attrice no?
«Ma per carità».
Le sue preferite?
«Kate Winslet e Meryl Streep senza dubbio».
Mai pensato di recitare?
«Ci ha provato qualche anno fa Chiara Caselli, venendo a trovarmi perché, diceva, sarei stata ideale per il personaggio del suo film. Lì per lì ho detto no perché non mi sentivo all’altezza».
E poi?
«Ho accettato di fare un po’ di scuola, sa, per migliorare la pronuncia. Io ho questo accento agghiacciante... Ma poi non non se ne è fatto nulla».
Dica la verità, le dispiace?
«Non credo di saper recitare. Ma se potessi, farei l’attrice comica, con una comicità di quei film all’americana dove capitano cose pazzesche, eventi catastrofici ma divertenti, insomma atmosfere esagerate e quasi surreali».
Qualcuno gliel’ha proposto?
«Ma le pare? Nemmeno l’ombra di una proposta».
Vabbé dirigerà e basta. Ma scusi: e la colonna sonora?
«Beh quella sarà mia.L’ho già composta un bel po’ di tempo fa, è lì pronta in un cassetto».
In fondo lei è una musicista.
«Sono cantante, questo sì».
E il suo è uno dei tour più seguiti dell’anno.
«Da quando abbiamo iniziato, ci sono stati un po’ di aggiustamenti in scaletta. Adesso il concerto è molto più armonioso, per esempio abbiamo spostato Happiness is home in chiusura di primo tempo e va benissimo».
Il titolo dice: la felicità è a casa. Detto da lei che è sempre in giro.
«Ma la casa non è un luogo fisico. E’ un luogo dell’anima. Si può essere a casa anche di passaggio in un hotel. Oppure non essere a casa quando si è tra le proprie mura. Per me la musica è così importante che mi sento a casa dovunque canti».
Lo dicevano i cantautori degli anni Settanta.
«Io faccio fatica a definirmi cantautrice, ma più che altro per una questione di pudore perché in realtà lo sono davvero. Ma da quando ho voluto seguire passo per passo il musical Hair a quando ho concepito il progetto grafico di Lotus (che un po’ rientra anche in questo tour di Ivy ), ho sempre avuto occhi per l’estetica, oltre a tutto il resto della mia vita».
In più adesso c’è anche Emma.
«Quando nasce un figlio, per mamma e papà è una rivoluzione enorme. Ma dopo un po’ ci si sveglia. E si torna a riconoscere i propri affetti con un nuovo metro di misura, così diverso ma molto più forte».
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