Emi mette in vendita i Beatles

Per affrontare i debiti, la major cede gli studi di Abbey Road, dove la band incise i suoi mitici album Una sorpresa perché l’anno scorso in quei locali furono registrati in digitale tutti i dischi dei Fab Four

Emi mette in vendita i Beatles

I Beatles in vendita, titolano i giornali inglesi col loro senso della spettacolarizzazione. Ma in realtà la notizia c’è ed il colpo è da ko per il mito dei quattro baronetti. La Emi ha messo in vendita i gloriosi studi di Abbey Road, come dire «il Vaticano» dei Beatles(anche se la prima rockstar a varcarne la soglia fu l’imberbe Cliff Richard nel 1958). Entrare in quella casa georgiana all’estremo nord di Londra è come prendere cittadinanza nel loro favoloso mondo; dare un’occhiata allo Studio Tre, dove hanno mixato tutti i loro classici... Dietro quei vetri John Paul George e Ringo si mettevano la cuffia e buttavano lì capolavori che spaziano da Eleanor Rigby a Come Together; è il Sacro Graal per i fan di tutto il mondo. E infatti la processione di gente che varca quel cancello di ferro battuto è infinita, così come le scritte votive sui muretti esterni, che i custodi si affannano a ridipingere ogni tre mesi. Tutto finito, il pellegrinaggio, il sogno. Anche (soprattutto) i colossi del disco devon fare i conti con la crisi; i debiti son tanti (pare che il fondo di investimento proprietario della Emi debba ramazzare entro giugno 140 milioni di euro) e lo studio-culto potrebbe rimpinguare le tasse della major con un bel mucchio di sterline. Bisogna sopravvivere e amen se spariscono i «monumenti». Gli irriducibili si consoleranno fotografando le strisce pedonali (le più famose al mondo) su cui i quattro camminano in fila indiana sulla copertina, appunto, dell’album Abbey Road (foto che, secondo l’agiografia, contiene le prove che McCartney è morto).

Alla Emi bocche cucite. Non si sa se verrà venduta solo la villa o anche il marchio anche se, come nota un legale della major: «il marchio vale molto più dell’edificio». La cessione prende tutti di sorpresa; negli ultimi tempi a Abbey Road s’è lavorato duro per celebrare il quarantennale dell’omonimo album. Tutti i dodici dischi della band (più Magical Mistery Tour e il doppio cd Past Masters) sono stati ripubblicati e rimasterizzati per la prima volta in digitale, sia in versione singola che in un imponente cofanetto con aggiunta di un minidocumentario e un dvd (a 280 euro) più la versione extralusso con le versioni mono originali (costo 330 euro). Un lavoro mica da ridere che ha impegnato i tecnici per quattro anni, senza rendere plastificati o artefatti i suoni. Una faticaccia che ha unito il vecchio al nuovo, un suono un pochino più pulito ma l’atmosfera d’antan. Il quarantennale di Abbey Road è stata una gran festa, anche se il disco originale ebbe una gestazione travagliata; i quattro si trovarono negli studi il 26 aprile 1969 quando ormai erano separati in casa (McCartney contro gli altri) e Lennon, in guerra con l’eroina, premeva per «fare in fretta», pronto a partire per la sua campagna pacifista con Yoko. Eppure partorirono Come Together, She Came In Through the Bathrooom Window, The End, Something, un quadro che per Rolling Stone è il quattrodicesimo album più importante di tutti i tempi e scusate se è poco. Allora per la Emi erano davvero una miniera d’oro. Tra giugno 1962, quando firmarono il loro primo contratto con la Emi, e dicembre 1968 i McCartney e soci portarono a casa 8 milioni di sterline (7 milioni 864mila a essere pignoli) e da maggio 69 a dicembre 70 i loro incassi avevano superato i 9 milioni di sterline, 8 dei quali provenienti dalle royalty dei dischi. Quelli eran giorni (come cantava Mary Hopkin, lanciata proprio da Paul McCartney, che qualcuno ricorderà a Sanremo 69 con Lontano dagli occhi)ma oggi nemmeno la resurrezione di Lennon e Harrison potrebbe portare ad un simile tornado di denaro.

Comunque dagli Abbey Road sono venuti fuori dischi monumentali, come The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd e, recentemente, quelli dei Radiohead, dei Blur o, poichè possono contenere comodamente un’orchestra, vi sono state incise le colonne sonore di film come Il signore degli anelli e Harry Potter. L’anno scorso ci sono arrivati persino i nostri Sonohra (sarà un segno di decadenza?).

Insomma gli studi Abbey Road ne hanno viste tante; acquistati dalla Emi nel 1929 per 100mila sterline, hanno ospitato miti della musica classica come Sir Edward Elgar e, durante la Seconda guerra mondiale, sono stati usati per la propaganda del Governo inglese e della Bbc. Speriamo almeno che chi li comprerà sia un addetto ai lavori e ne sappia rispettare la tradizione e lo spirito.

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