Ma Emiliano giurava: «Restò 5 minuti»

«Appena arrivò il presidente D’Alema feci in modo che rimanesse in quella stanza cinque minuti, non di più: la nostra presenza a quei tavoli, con quella gente, era assolutamente inopportuna».
Così parlò Michele Emiliano, leader pugliese del Pd e sindaco di Bari. A Repubblica, nel caso specifico. Ma urbi et orbi, su tutti i giornali, quando nelle pieghe dell’inchiesta sulla Sanitopoli pugliese e delle dichiarazioni in materia di Gianpaolo Tarantini venne fuori l’ormai arcinota vicenda della cena al ristorante La Pignata offerta da Tarantini con il gotha della sanità pugliese e che vide ospite proprio Massimo D’Alema.
Era il luglio scorso. Ed Emiliano, fresco fresco di rielezione al ballottaggio a sindaco di Bari a giugno, appena uscite le prime indiscrezioni sulle dichiarazioni di Gianpy, intervenne immediatamente, indignato, a smentire suoi contatti con Tarantini e la storia della partecipazione del líder Massimo a quel convivio elettorale offerto da Tarantini. In quei giorni, da parte di Emiliano, fu tutta una precisazione, una smentita. Un affannarsi a dire di essere andato a quella cena senza sapere che fosse offerta da Tarantini e che, proprio dopo aver visto Tarantini, si premurò di portar via Baffino più velocemente che poteva. Una tesi che stride con quanto raccontato da qualche protagonista, come Lady Asl, Lea Cosentino. E anche con le dichiarazioni ai giornali, proprio a luglio, del numero due del Pd pugliese Michele Mazzarano, ora indagato con l’ex vicepresidente della Regione Sandro Frisullo. Mazzarano, quando Emiliano parlò di presenza fugace alla cena lo smentì, sdegnato: «Il gravoso peso delle molteplici cariche ricoperte gli provoca evidentemente qualche difetto di memoria. A differenza di quanto riferito, infatti, Emiliano fu presente alla famosa cena esattamente per tutto il tempo in cui fui presente io, né risponde al vero che manifestò a me (o ad altri che io sappia) alcuna riserva sulla partecipazione sua e di D’Alema».
Ma Emiliano continuò a sostenere la “sua” verità. «Quando arrivai a quella cena - raccontò anche al Corriere del Mezzogiorno - provai grande disagio nel constatare la presenza di Tarantini... Quando il soggetto, che non conoscevo fisicamente, mi si presentò come Gianpaolo Tarantini, l’unico pensiero che mi rimase in testa è stato quello di aspettare D’Alema (che, sempre secondo il racconto di Emiliano, era in ritardo e lo avrebbe pregato di andare lui a salutare gli ospiti in attesa del suo arrivo, ndr), di consentire a D’Alema di salutare gli ospiti e poi di portarlo via alla velocità della luce perché la presenza di D’Alema alla tavola di una persona come quella di Gianpaolo Tarantini era del tutto inopportuna.

Aspettai quindi D’Alema e lo portai subito via per evitare che potesse rimanere coinvolto da condotte “leggere” di altri dirigenti del Pd».
Analogo il racconto a Repubbllica, con il dettaglio dei «cinque minuti, non di più». Secondo lui. Molti di più secondo altri.

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