Enel ha già raccolto l’impegno delle banche per l’Opa su Suez

Ma si tratta ancora per cercare una soluzione negoziata che lasci ai francesi le attività ambientali

Paolo Giovanelli

da Milano

Oggi si riunisce il cda dell’Enel, che deve valutare il bilancio delle controllate, ma che non potrà fare a meno di esaminare il dossier Suez-Electrabel, che ha un nome in codice: «Projet Olympe», almeno secondo un’agenzia. Fonti vicine al gruppo escludono comunque la possibilità di un lancio dell’Opa, anche nel giro di una o due settimane: per il momento stanno lavorando le diplomazie alla ricerca di una soluzione negoziata che lasci acqua e attività ambientali ai francesi e che dia all’Enel la produzione dell’energia in Belgio. E comunque l’Enel starebbe ancora cercando un acquirente transalpino per il settore non elettrico, dopo il voltafaccia di Veolia.
Il gruppo guidato da Fulvio Conti avrebbe comunque raccolto già nella giornata di ieri tutti i fondi necessari al lancio dell’Opa, con un margine di manovra aggiuntivo. Stando a indiscrezioni, un pool di banche italiane si sarebbe impegnato per una somma vicina ai 20 miliardi. Banca Intesa da sola avrebbe firmato un «commitment» (un impegno) per 5 miliardi, le altre banche sarebbero Sanpaolo Imi, Ubm-Unicredit, Capitalia e Mps. In campo ci sarebbero anche Crédit Suisse, Deutsche Bank, Jp Morgan, Citigroup e Royal Bank of Scotland tra i gruppi stranieri. Mediobanca avrebbe invece un ruolo di coordinamento dell’operazione.
Nel frattempo il cda Enel potrà attendere il pronunciamento Ue sulla questione della fusione Suez-Gaz de France, che arriverà dopo che il governo francese avrà dato una risposta alla lettera della Commissione, cosa che dovrebbe avvenire entro il 17 marzo.
Sull’entità dell’Opa ci sono valutazioni discordanti: secondo alcuni l’Enel dovrà disporre di almeno 50 miliardi, al punto che ieri una parte degli analisti sosteneva che c’era il rischio che l’indebitamento salisse a livelli troppo elevati, rendendo inevitabile un downgrade del titolo. Fonti del gruppo parlano invece di cifre ben più limitate. Secondo questa seconda tesi, infatti, è molto improbabile che l’Opa arrivi a raccogliere il 100% di adesioni: per ottenere il successo basta infatti superare il 50 per cento. E alcuni azionisti, come il Crédit Agricole, hanno già detto che non conferiranno le azioni. Enel, comunque, non è interessata alle attività non elettriche, che hanno una valorizzazione tra i 15 e i 20 miliardi, a seconda delle valutazioni. E il gruppo ha anche ribadito che potrebbe riportare in Borsa una quota di Electrabel, mossa che alleggerirebbe ulteriormente l’impegno finanziario. Infine, Enel troverebbe in Suez un margine operativo lordo da 6,6 miliardi: calcolando anche la sola Electrabel, ci sarebbe una disponibilità intorno ai 4 miliardi.

La tesi di fondo è che alla fine di tutta la manovra (se avrà successo) l’esborso non dovrebbe discostarsi molto da 20 miliardi di euro, una cifra alla portata della società italiana.
Al momento però, al di là delle dichiarazioni bellicose del mondo politico italiano e francese, le trattative, sotto traccia, stanno ancora andando avanti.

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