Con Enel in Slovacchia l’Italia torna al nucleare

Nuovo mercato per le imprese della penisola. Due dei sei impianti acquisiti dall’ex monopolista sono da completare: in cantiere investimenti per due miliardi

Paolo Giovanelli

nostro inviato a Bratislava

La centrale nucleare di Slovenske Elektrarne a Mochovce è a meno di due chilometri in linea d’aria: dietro a una verdissima collinetta tappezzata di campi gialli si alza il vapore delle torri di raffreddamento. Tibor Tóth, sindaco di Vrable e deputato al Parlamento slovacco, finisce il suo discorso con un invito: «Noi ci attendiamo che l’Enel completi la costruzione dei due nuovi reattori, per noi significano lavoro e sviluppo». A Mochovce, 120 chilometri a est di Bratislava, vicino al confine tra Slovacchia e Ungheria, il nucleare non fa paura: «Ci fidiamo dei tecnici e dei controlli, le misure di sicurezza sono secondo gli standard occidentali» afferma Tóth. Oggi alla centrale di Mochovce lavorano 638 addetti, tanti per una zona in cui la disoccupazione resta alta.
Enel ha infatti acquisito il 66% di Slovenske il 28 aprile: è il primo dei due importanti passi che saranno fatti quest’anno per il ritorno dell’Italia nel settore nucleare. Il secondo è l’ormai imminente firma con Edf per la partecipazione alla costruzione delle nuove centrali francesi Epr. Slovenske dispone di sei reattori nucleari da 440 megawattora ciascuno, per un totale di 2.640 Mw che nel 2003 hanno prodotto il 69% dell’elettricità slovacca. Enel ne ha rilevati quattro: due a Bohunice e due a Mochovce. I due restanti sono rimasti al governo slovacco che provvederà a chiuderli entro il 2008 perché sono ormai vecchi. A Mochovce ce ne sono altri due, iniziati anni fa e mai completati: è di questi che parlava il sindaco. Per finire la costruzione degli ultimi due reattori e per ammodernare gli altri quattro l’Enel si è impegnata a investire due miliardi di euro entro il 2013.
«Sarà possibile "tirar dentro" anche gruppi italiani - afferma Giancarlo Aquilanti, project manager per i nuovi reattori - oggi la base degli impianti è della Skoda, ma per tutta la strumentazione e la parte elettrica siamo liberi di scegliere dove vogliamo: pensiamo all’Ansaldo e a società di montaggio. Faremo una gara per le forniture: di certo si presenteranno i russi (la tecnologia della centrale è russa, ndr), ma non vogliamo che siano i soli a farsi avanti. Il 70% delle opere civili è realizzato, come pure il 40% di quelle meccaniche: tutto il resto è da fare». E qui ci sarà spazio per le imprese italiane che hanno voglia di lavorare.
Ma non si tratta solo di appalti: per Slovenske sono già state fatte assunzioni, entro fine anno saranno 40, tutte di tecnici di alto livello, da immettere subito in attività. Senza contare che l’Enel ha già assunto un buon numero di giovani da inviare in Francia a farsi le ossa presso Edf: poi potranno essere spostati in Slovacchia.
Per alimentare gli impianti viene acquistato uranio fornito dai russi, che meglio si adatta alla tecnologia delle centrali slovacche. Ma, affermano i tecnici Enel, se mai ci fossero problemi con la Russia i potenziali fornitori non mancano: una crisi dell’uranio come quella del gas dello scorso inverno non è pensabile.

Per intanto l’Enel sta entrando in Slovenske rispettando le capacità tecniche delle maestranze locali. Tempo fa a Mochovce si erano presentati i francesi con una buona dose di grandeur: in centrale ricordano ancora le loro figuracce.

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