Gian Maria De Francesco
da Roma
«Nel breve termine vediamo rischi di ribasso per il titolo Enel se lUnione dovesse prevalere alle prossime elezioni». La previsione è degli analisti di Morgan Stanley ed è contenuta in un report diffuso ieri e dedicato al settore italiano delle utility. Lo scenario negativo per lazienda energetica guidata da Fulvio Conti è basata su una semplice considerazione: la coalizione di centrosinistra si è legata a doppio filo al rispetto pedissequo del protocollo di Kyoto.
Secondo Morgan Stanley, il completo adeguamento allaccordo internazionale, che vincola i Paesi industrializzati (salvo Usa e Australia) alla riduzione delle emissioni inquinanti, implicherebbe per lItalia un taglio del 19% alle esalazioni di biossido di carbonio e di altri gas serra rispetto ai livelli del 2003. Questo obiettivo, spiega il programma dellUnione, andrebbe raggiunto per l80% attraverso il severo controllo della produzione delle centrali e solo per il 20% attraverso lacquisto di certificati verdi (che attestano la produzione di energia da fonti rinnovabili, ndr).
Gli analisti stimano che questa presa di posizione costerebbe allEnel 12-13 megatonnellate di gas serra ogni anno. Quindi meno produzione. Nel lungo termine, concludono gli esperti, il prezzo obiettivo 8,7 euro per azione (ieri -1,11% a 6,88 euro) include già il rischio connesso a una simile penalizzazione. Insomma, un bel grattacapo per il milione di piccoli risparmiatori che ha acquistato i titoli nelle offerte pubbliche che si sono susseguite nel corso degli anni.
Per Enel, aggiunge Morgan Stanley, potrebbe andare meglio se vincesse la Casa delle libertà, meno ostile allutilizzo del carbone e che già ha puntato su questa fonte di energia per le nuove centrali. Il piano nazionale del ministro Scajola prevede che le concessioni per la realizzazione di impianti a combustibile fossile saranno 2,5 volte superiori a quelle per le centrali a gas. Questo renderebbe la produzione a carbone più vantaggiosa e le azioni Enel ne gioverebbero.
Un eventuale governo Prodi non scontenterebbe proprio tutti gli investitori. Per gli azionisti di Terna e Snam Rete Gas ci potrebbe essere un qualche vantaggio. In particolare, lUnione guarda con favore al passaggio della società che gestisce i gasdotti da Eni a un gruppo pubblico.
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