«Era buono il gol di Turone»: lo sfottò dei tifosi laziali arriva anche a san Siro

«Quelli dell'aereo» tornano a colpire i cugini, colpevoli di lamentarsi troppo e di avere troppi rigore a favore.

«Quelli dell'aereo» tornano a colpire e lo sfottò calcistico a Roma si arricchisce di un nuovo capitolo. A quasi un anno di distanza dal beffardo volo sul litorale romano, architettato per ricordare ai tifosi della magica Roma il mesto finale della scorsa stagione, la goliardica compagnia di «aviatori» supporter della Lazio piazza l'ennesima stoccata ai danni dei cugini. La scorsa estate, trainando con un piccolo aereo lo striscione con scritto «Non è successo. Oh noo! AS Roma zero tituli», celebrarono la mancata conquista di scudetto e Coppa Italia. Stavolta la pattuglia di tifosi biancocelesti ha utilizzato come scenario lo stadio Meazza di Milano. Mercoledì scorso, in occasione della semifinale di ritorno della Coppa Italia che ha visto l'Inter eliminare la Roma, dall'alto del secondo anello di San Siro, «Quelli dell'aereo» hanno srotolato uno striscione di 15 metri che recitava: «10-5-1981/ 10-5-2011. Er gò de Turone erabbono».
Lo striscione, comparso poco prima del fischio di inizio, è rimasto esposto per una ventina di minuti. Oggetto dello sfottò la ricorrenza trentennale di ciò che successe a Torino il 10 maggio 1981 quando, a pochi minuti dalla fine della decisiva partita scudetto Juventus-Roma, l'arbitro Paolo Bergamo annullò (ingiustamente) per fuorigioco un gol del difensore giallorosso Maurizio Turone. «Una rete annullata giustamente», rimarcano gli autori dello striscione, che ricordano come quell'evento «abbia dato la stura a trent'anni di infondate stucchevoli lamentazioni ed insopportabili piagnistei recriminatori tipici della tifoseria giallorossa che hanno accompagnato un'intera generazione». E allora ecco il motivo della celebrazione scherzosa di quell'anniversario, «una cosa che ci sta per chi ha la cultura dello sport e la voglia di divertirsi con un po' di creatività», sottolineano gli attempatelli burloni biancocelesti (tutti sulla cinquantina). Che si fanno leggermente più seri quando denunciano «la censura di certa stampa, in particolare romana, sempre molto attenta, fino ad oltrepassare il limite del ridicolo, nel non diffondere la conoscenza di accadimenti che possano creare fastidio o imbarazzo all'ambiente giallorosso. Ma questa per noi laziali è cosa risaputa e di certo non fa notizia». Dal trentennale gol di Turone si fa presto a passare alle recenti schermaglie, rese più calde del solito dal fatto che stavolta le due squadre capitoline si stanno giocando l'una contro l'altra, Udinese permettendo, l'ultimo posto disponibile per la prossima Champions League.
Un derby a distanza che porterà nelle boccheggianti casse di chi se lo aggiudica un gruzzoletto di svariati milioni di euro, quanto mai indispensabili per pianificare un futuro più roseo. Da qui le maliziose osservazioni dei laziali sul trattamento di favore riservato dai media ai cugini.

«Fa pensare l'attuale titolarità del pacchetto di maggioranza della Roma - segnalano "Quelli dell'aereo" -, lo strano andamento della trattativa di vendita agli americani e gli innumerevoli episodi a favore dei giallorossi, sinteticamente ed ironicamente evidenziati con «rigore paa roma», che a parti invertite avrebbero provocato sommosse popolari». Ma, si affrettano a sottolineare orgogliosamente, «noi siamo della Lazio, la prima squadra della Capitale e noi non crediamo ai complotti».

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