Fabrizio Graffione
Imbavagliata, percossa, spinta nello sgabuzzino del bagno con una pistola nella schiena e rapinata. Tutto in pochi minuti e in pieno giorno in un negozio del centro città a Genova.
Il ritorno dalle vacanze non è piacevole. Quello di Tiziana Bertolini, cotitolare dell'erboristeria «Le erbe di Mati» in via Galata 87 rosso, è stato davvero brutto. La dottoressa genovese, che gestisce anche il negozio gemello di via Palermo, era rientrata lunedì dalle ferie passate al mare con la famiglia e gli amici. È diventata la prima vittima dei delinquenti alla riapertura delle saracinesche in centro, mentre i rapinatori, un uomo e una donna, sui 30 anni, sono scappati indisturbati (e armati per le vie del centro) facendo perdere le loro tracce con un bottino di un paio di migliaia di euro.
Tutto comincia ieri intorno alle 9 quando la titolare dell'erboristeria apre il negozio, toglie l'allarme, mette in mostra la merce e rassetta il bancone. Una soleggiata mattina estiva come tante. Nella borsetta ha alcuni documenti, il cellulare, la carta di credito e un paio di migliaia di euro in contanti, in parte denaro personale, in parte frutto delle vendite nei negozi degli ultimi tre giorni. Vuole andare in banca a versare come fa ogni mattina. In cassa avrebbe lasciato soltanto pochi spiccioli. Il necessario per dare il resto ai clienti. Soltanto che, nel giro di pochi minuti, arriva la prima persona che vuole acquistare qualche prodotto. È un cliente conosciuto. Entra, sceglie, viene servito, paga e se ne va. Tiziana Bertolini raccoglie quindi le sue cose, prende le chiavi dalla borsetta e si avvia verso la porta per chiudere cinque minuti e andare in banca per il versamento. Viene fermata, in maniera educata, da una donna di 25 anni, vestita in maniera trasandata, che parla italiano correttamente, ma senza inflessione genovese o di altre città. La giovane sbircia negli scaffali, fa un paio di domande poi chiede che le si incarti un etto di malva. È tranquilla. Sta per tirare fuori i soldi dalle tasche, quando entra il complice. È un uomo di circa 30 anni, anche lui vestito in maniera trasandata, parla l'italiano correttamente, senza inflessioni dialettali.
«Probabilmente ha atteso che non ci fosse gente in strada - dice scioccata la titolare - si è chiuso dietro la porta sbattendola e poi con voce ferma e tirando fuori la pistola mi ha aggredita spingendomi nel retro del negozio dove c'è lo stanzino del bagno. Non ho potuto fare nulla. Ha continuato a puntarmi l'arma nella schiena e mi ha intimato di consegnare la borsetta e il contenuto della cassa. Praticamente avevo soltanto il denaro personale e dell'incasso dei giorni precedenti anche dell'altro negozio di piazza Palermo. Ho pregato perché non mi facesse del male spiegandogli che era tutto quello che avevo. Poi mi ha legata e imbavagliata in maniera raffazzonata. Ha staccato la maniglia della porta perché non fuggissi e poi è sparito insieme alla sua complice».
Secondo Tiziana Bertolini la coppia di giovani rapinatori non sembrava appartenere a quei gruppi di tossicodipendenti che vagolano spesso intorno a via San Vincenzo e usano le stradine circostanti come separè per andare a drogarsi. La titolare, come gli altri commercianti, sono abituati a questo genere di viavai in centro.
«Non so nemmeno come - continua a raccontare l'erborista - sono riuscita a divincolarmi dalle corde e a liberarmi. Tuttavia ce l'ho fatta. Poi, ancora sotto choc, ho chiamato immediatamente la polizia, ma non c'è stato nulla da fare».
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