RomaChe il Cavaliere sia stufo non è certo una novità. Come non è nuova la tentazione di ribaltare il tavolo del Pdl e lanciare una sorta di predellino bis. Considerazioni e ragionamenti fatti in privato a più interlocutori, soprattutto nei mesi scorsi quando il braccio di ferro con Gianfranco Fini sera fatto duro. Nelle ultime settimane, racconta chi ha occasione di parlarci, il predellino non lo evoca più, ma linsoddisfazione verso un partito che ragiona secondo logiche «troppo burocratiche» resta tutta. Uninquietudine venuta a galla durante le lunghe e complesse trattative per liste e listini che hanno di fatto scoperchiato il vaso di Pandora. Non solo perché Berlusconi fa fatica persino a infilare nel listino del Lazio due o tre giovani (ieri Francesco Pasquali, Veronica Cappellaro, Alessia Amore e Giancarlo Miele hanno fatto dentro e fuori per tutto il giorno), ma soprattutto perché è proprio su questo terreno che lo scontro tra Forza Italia e An sè fatto più duro. Non è un caso che ieri si sia lasciato scappare una frase eloquente: «Io non decido nulla, eseguo solo gli ordini».
Così, ci sta che dopo essersi sorbito lamentele e rimostranze di quanti sostengono che il Pdl è ormai in balía delle ex correnti di An (decisamente più abili ed esperte nel gestire logiche di partito), il premier abbia deciso di metterci la testa. Per il momento, nessuna rivoluzione copernicana. Ma due segnali che se letti in parallelo fanno un indizio. Prima la costituzione della cosiddetta Task force Italia, un gruppo di parlamentari che si professa berlusconiano doc e che mira a fare lobby trasversale su tutti i provvedimenti allesame del Parlamento. Un primo segnale di vita lhanno dato proprio ieri alla Camera astenendosi in modo massiccio sul discusso ddl che vieta di fare campagna elettorale ai mafiosi (discusso perché si rischia la responsabilità oggettiva dei dirigenti di partito nazionali per fatti locali). Si sono visti a cena la scorsa settimana e dovrebbero bissare la prossima, presente anche il ministro Franco Frattini. Il quale, a dimostrazione che nel Pdl qualcosa si muove, ha intensificato i suoi faccia a faccia strettamente politici con alcuni ministri (Maurizio Sacconi, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Raffaele Fitto) tanto che ieri mattina ha organizzato una colazione allhotel Minerva.
E se la Task force Italia opera a livello parlamentare, da ieri sul territorio non ci sono solo i Club messi a disposizione da Mario Valducci. Il lancio dei Promotori della libertà, infatti, arriva a sorpresa e un pizzico scuote il partito. Soprattutto perché in compagnia di Michela Vittoria Brambilla - presenza evocativa, visto che furono i suoi Circoli a scardinare Forza Italia e ad aprire la via al traghettamento nel Pdl - Berlusconi usa parole non certo dal sen fuggite. Quando presenta i Promotori della libertà il Cavaliere parla di «nuovo movimento», spiega che «faranno riferimento direttamente a me», che «saranno al mio fianco in tutti gli impegni futuri» e avverte che «avranno una loro organizzazione, dei responsabili territoriali e tematici» e «un referente» nei vari coordinamenti del Pdl. Lappello è alla base, per creare «un esercito del bene» contro «quello del male» e trasformare il Pdl in «una forza della gente».
Parole che molti interpretano come un «tassello» verso un nuovo Pdl. Perché, dicono, il premier sta «recuperando lo spirito originario» sia sul binario parlamentare che su quello del territorio. Considerazioni che il vertice del partito non condivide, perché - spiegano - la Brambilla è responsabile delle Iniziative movimentiste e la struttura sarà dunque interna al partito. E anche il Cavaliere - rivolto a Sandro Bondi e Denis Verdini che sono in prima fila - assicura che «è pura fantasia ciò che in questi giorni sè detto circa una scontentezza interna sui nostri vertici». Assente, invece, Ignazio La Russa che proprio ieri invitava la stampa a evitare di inserirlo «in ogni e qualsiasi schema di parte» allinterno del Pdl. Traduzione: non appartengo a nessuna corrente.
Di certo cè che i Promotori della libertà non sono visti affatto bene dai cosiddetti finiani. Scettico Fabio Granata, mentre Flavia Perina parla di «trovata artificiosa» che «non risolverà i problemi». Daltra parte, la lettura che si dà nel Pdl delliniziativa è proprio linsofferenza di Berlusconi vero una convivenza tra Forza Italia e An che è «da separati in casa». Non solo per i continui distinguo del cofondatore, ma perché - spiega un ministro vicino al Cavaliere - nella composizione delle liste hanno «mostrato unaggressività senza precedenti» cercando di ribaltare il 70 a 30 in un 50 a 50. Caso di scuola, secondo molti, quello della Campania.
Gli estenuanti scontri sulle liste la miccia che ha innescato la svolta
CONTROMOSSE La «Task force Italia» formata da berlusconiani doc fa lobby in Parlamento
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