Afghanistan, muore al fronte L’assicurazione non paga

Dopo il danno, la beffa. Per la compagnia il parà è vittima di guerra e nega il risarcimento alla famiglia. Ma per lo Stato è una missione di pace. Esplode ordigno: contusi 4 militari

Afghanistan, muore al fronte  L’assicurazione non paga

Salti per aria su una mina in Afghanistan facendo il tuo dovere di soldato? La banca continua a succhiarti la rata del mutuo anche se c'era un'assicurazione per estinguerlo in caso di decesso. Ed il motivo è tragicamente semplice: Sei morto in guerra e non ti spetta alcun risarcimento. Almeno secondo la compagnia assicuratrice.

Non è una barzelletta di cattivo gusto, ma l'ultima assurdità del binomio banche/assicurazioni. Applicata con burocratica precisione e nessuna pietà al caso del 40imo caduto in Afghanistan, il caporal maggiore dei paracadutisti Roberto Marchini.
La vicenda è venuta alla luce qualche giorno fa sulle colonne del Corriere di Viterbo. Marchini muore dilaniato da una mina nella provincia di Farah il 12 luglio 2011, per aprire la strada ad un convoglio italiano ed afghano. Grande spazio su quotidiani e tv per qualche giorno, funerali di stato e poi i riflettori si spengono.
Il caporal maggiore dell'8° reggimento Genio guastatori della Folgore è caduto il giorno prima del suo ventinovesimo compleanno. Originario di Caprarola, in provincia di Viterbo, aveva acceso un mutuo bancario, con tanto di assicurazione. Anche i parà sognano, prima o dopo, di accasarsi e tirare su una famiglia. In caso di decesso il finanziamento avrebbe dovuto venir estinto dalla compagnia di assicurazione.

Probabilmente qualche clausola escludeva la morte in guerra, ma la banca aveva concesso il mutuo basandosi proprio sulla busta paga del parà. E sapendo bene che la Folgore è una brigata operativa, che a turno va in Afghanistan, dove si può anche morire. Anzi ha continuato ad incassare il mutuo grazie ai 130 euro circa quotidiani, che i parà in missioni così dure guadagnano per rischiare la pelle.

Alle sette del mattino del 12 luglio 2011, nella provincia di Farah, il caporal maggiore dei guastatori di Legnago era in missione per la «bonifica degli itinerari». Ovvero aprire la strada ai mezzi evitando che saltino per aria. I guastatori paracadutisti, gli «occhi» del convoglio, individuarono un passaggio obbligato con tre sospette trappole esplosive. Stiamo parlando della statale 515 una delle «strade per l'inferno» del fronte a sud di Herat. Secondo la ricostruzione del ministro della Difesa di allora, Ignazio La Russa, il caporal maggiore faceva parte di una formazione a «V rovesciata» con il nucleo cinofilo antimina in testa.
Gli artificieri cominciarono a disinnescare la prima trappola esplosiva, mentre Marchini, con gli altri parà del genio guastatori, garantiva la sicurezza dell'area. In quel momento il giovane omaccione di 28 anni, con il barbone biondastro, è stato dilaniato da una mina.

Dopo la sua morte in Afghanistan l'istituto di credito ha tranquillamente continuato a prelevare la somma del mutuo (400 euro al mese) dal conto del parà caduto. I familiari di Marchini, gente semplice e distrutta da dolore, preferiscono non parlarne.
La spiegazione della compagnia assicuratrice giunta per iscritto dice in estrema sintesi che Marchini «è morto in missione di guerra. Non gli spetta alcun risarcimento». L'avvocato della famiglia, Roberto Massatani, noto penalista, ha replicato sul Corriere di Viterbo che per il ministero della Difesa l'impegno in Afghanistan «è una missione di pace». Su questa «verità» ufficiale, si può obiettare, ma banca e assicurazione coinvolte hanno cercato di far melina per non pagare il dazio dovuto. Solo in seguito ad una dura lettera del legale l'istituto di credito ha sospeso, due mesi fa, il prelievo mensile dal conto di Marchini, che era ancora in attivo. E non stiamo parlando di grandi cifre, ma di 14mila euro per estinguere il mutuo di un paracadutista caduto in Afghanistan.

Mentre in patria Marchini continuava a pagare, anche dopo morto, in Afghanistan veniva eretto, lo scorso marzo, un monumento in sua memoria.

Il caporal maggiore scelto è caduto a tre chilometri e mezzo dalla base avanzata Lavaredo, nel famigerato distretto di Bakwa, dove è stato ricordato. Il cappellano militare ha ricordato il giovane parà, che «con fare umile, tenace e silente ha donato la propria esistenza ai più elevati ideali della patria e della libertà».
www.faustobiloslavo.eu

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