Un altro pezzo dell'ex Urss molla Mosca e sceglie l'Ue

Ucraina, Georgia e Moldavia firmano l'accordo di associazione economica con Bruxelles. Putin minaccia "serie conseguenze" ma rischia nuove sanzioni

Un altro pezzo dell'ex Urss molla Mosca e sceglie l'Ue

L'Ucraina si tuffa fra le braccia dell'Unione Europea assieme a Moldavia e Georgia, scatenando la reazione di Mosca. «È una giornata storica, la più importante dall'indipendenza del 1991», ha annunciato trionfante il presidente ucraino Petro Poroshenko. Il capo dello Stato ha firmato ieri a Bruxelles, a margine del vertice dei 28 rappresentanti dell'Unione Europea, l'accordo di associazione economica. Quello politico era già stato siglato a marzo.
Kiev inizia la marcia verso la Ue dopo «sette lunghi anni di percorso spinoso». Proprio l'adesione all'Unione Europea ha inizialmente scatenato piazza Maidan e la caduta del precedente regime ucraino filorusso. «Anche la Crimea è oggi parte di questo accordo» ha tuonato Poroshenko. In realtà la penisola ribelle è stata annessa da Mosca in seguito alla conquista del potere a Kiev scaturita proprio da piazza Maidan. «L'Unione Europea dimostra solidarietà e volontà di cooperare - ha dichiarato Poroshenko -. Affronteremo insieme la questione sicurezza e anche sui valori della democrazia e della libertà ci sarà un forte supporto da parte dei 28 Paesi membri». Non a caso anche il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, si è affrettato a salutare con favore la firme dell'accordo, che coinvolge pure Georgia e Moldavia.
Per la Russia sono spine nel fianco e la reazione di Mosca è stata immediata. Il vice ministro degli Esteri russo Grigory Karasin ha detto che la firma dell'accordo di associazione comporterà «serie conseguenze. E dovremo tenere conto delle ricadute». Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha messo le mani avanti: «Quando l'accordo entrerà in vigore faremo tutto il necessario per proteggere la nostra economia». Lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, ha parlato di Ucraina «spaccata» da un «confronto interno doloroso» perché chiamata a scegliere tra Mosca ed Unione Europea. Un suo consigliere, il falco Serghei Glazyev, ha bollato il presidente ucraino come «un Frankenstein nazista ed illegittimo». Il Cremlino ha preso le distanze da queste dichiarazioni, che però fanno presa fra i ribelli filo russi nell'Ucraina orientale che vogliono staccarsi da Kiev.
Poroshenko ha annunciato un'estensione della tregua unilaterale, che scadeva ieri sera alle 22, fino a lunedì. Una parziale concessione al Cremlino, che vorrebbe «un cessate il fuoco di lunga durata» per veri colloqui di pace. In realtà sul terreno la tregua non ha retto. Nell'ultima settimana sono morti oltre 20 soldati ucraini e ieri i filo russi hanno espugnato la caserma della Guardia nazionale ucraina a Donetsk, «capitale» dei separatisti. La buona notizia è che i miliziani separatisti stanno per liberare quattro osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa. E sono disponibili ad uno scambio di tutti i prigionieri con Kiev. La cattiva è che sono fuggiti in Russia 110mila profughi dall'Est dell'Ucraina in fiamme.
A Bruxelles l'Unione Europea ha minacciato nuove sanzioni contro la Russia se entro lunedì non verrà garantito un vero stop alle ostilità iniziando sostanziali colloqui di pace e le frontiere con Mosca non torneranno nella mani degli ucraini.
E all'orizzonte si staglia la «guerra» del gas.

Dopo aver chiuso i rubinetti a Kiev, che non paga i debiti, il colosso russo Gazprom minaccia di limitare le forniture per le società energetiche europee, che pomperanno verso l'Ucraina metano acquistato dalla Russia.
www.gliocchidellaguerra.it

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