Assalto ai palazzi del potere di Kiev

Assalto ai palazzi del potere di Kiev

La frustrazione e la rabbia provocate dalla decisione del presidente Viktor Yanukovich di respingere l'offerta di associazione dell'Ucraina all'Unione Europea sono esplose ieri, dopo due giorni di manifestazioni pacifiche, in una serie di assalti ai centri del potere nella capitale Kiev. Trecentomila persone sono scese nelle strade del centro rispondendo all'appello alla protesta e allo sciopero generale lanciato dall'opposizione, i cui principali leader (ovviamente senza la carismatica ex premier Yulia Tymoshenko che è piantonata in un ospedale in attesa di tornare in carcere) erano presenti: tra loro Oleg Tiagnibok e l'ex campione del mondo di pugilato Vitali Klitschko.
Una folla di dimostranti ha fatto irruzione nel municipio, che ha occupato, e si è scontrata con le forze di sicurezza schierate a protezione del palazzo presidenziale. Qui sono intervenuti anche i Berkut, le teste di cuoio ucraine, e i testimoni presenti sul posto hanno riferito di atti di estrema violenza da entrambe le parti.
Nel tentativo di sfondare lo schieramento difensivo alcuni manifestanti hanno usato spranghe e bastoni e spruzzato gas irritanti, e si è visto in azione addirittura un trattore. Le forze di sicurezza hanno sparato lacrimogeni e bombe assordanti, e picchiato senza misericordia: i feriti da entrambe le parti si sono contati a centinaia e l'assedio al palazzo di Yanukovich è stato tolto solo dopo tre ore di durissimo confronto.
Nella sua residenza fuori Kiev, il presidente ha tenuto una riunione d'urgenza al termine della quale potrebbe essere decisa a partire da oggi l'instaurazione dello stato di emergenza, che ha come conseguenza l'attribuzione di poteri speciali alle forze di sicurezza e la limitazione delle libertà individuali. L'opposizione nega di avere a che fare con gli atti di violenza avvenuti nella capitale e accusa Yanukovich di avere deliberatamente infiltrato provocatori tra le file dei manifestanti proprio per giungere all'obiettivo di imporre lo stato di emergenza.
Klitschko in particolare, che ha fondato un movimento politico filoccidentale di nome Udar (pugno in ucraino), ha criticato duramente e in pubblico le frange di dimostranti con il volto coperto che si sono rese protagoniste di episodi di violenza, ma ha anche chiesto che le proteste continuino fino a quando non avranno ottenuto le dimissioni della leadership attuale. «Rimarremo qui fino a quando le nostre richieste non saranno state esaudite: le dimissioni del governo del premier Azarov, le dimissioni del presidente Yanukovich,» ha dichiarato il campione di boxe.
La battaglia per un'Ucraina realmente indipendente (l'accordo con Mosca è sentito da buona parte della popolazione come la pretesa di Putin di imporre al Paese una «sovranità limitata» di sovietica memoria) dunque continuerà. E certamente continua, anche se in forme poco ortodosse, anche oltreconfine.


Se in Polonia studenti ucraini e polacchi si sono limitati a unirsi in pacifiche manifestazioni filoeuropee, a Parigi hanno fatto parlare di sé le ormai famose Femen: davanti a un portone dell'ambasciata ucraina cinque attiviste in topless - quattro ucraine e una francese - hanno urinato su gigantografie del presidente Yanukovich deposte sul marciapiede, nel corso di una protesta contro la svolta anti-Ue di Kiev.
Lo slogan della protesta, decisamente poco elegante ma certamente efficace, sfruttava il doppio senso di un colorito insulto inglese: «Yanukovich piss off!».

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