Bombe sul Sinai, scatta l'allarme turismo

Un tempo era il paradiso del turismo e Sharm El Sheik, sua località simbolo, era una delle mete preferite dagli italiani. Oggi, a 18 mesi dalla caduta di Hosni Mubarak, il Sinai è una polveriera, una terra senza legge minacciata dal terrore fondamentalista. Una terra dove anche le vacanze rischiano di trasformarsi in una brutta disavventura. Una terra da cui la Farnesina consiglia di stare alla larga. «Nelle zone turistiche del Mar Rosso (quali Sharm El Sheik, Marsa Alam, Hurghada), dove generalmente si concentra la presenza dei nostri connazionali si registrano purtroppo nuove tensioni, turbolenze ed elementi di pericolosità» sottolinea «Viaggiare sicuri», il sito del Ministero degli Esteri dedicato a chi si reca all'estero. «Permane - sottolinea il sito - il rischio di atti terroristici nel Paese. Particolari cautele sono raccomandate nelle località turistiche del Sinai, nella regione al confine con la Striscia di Gaza, ad Alessandria».
Ma per capire quanto a rischio siano le vacanze nel Sinai bastano i telegiornali. Le notizie più recenti risalgono a ieri mattina quando gli elicotteri egiziani hanno attaccato a colpi di missili il villaggio di Tumah, al confine con la Striscia di Gaza, uccidendo una ventina di terroristi. L'episodio, senza precedenti da quando l'Egitto ha ripreso il controllo della penisola dopo gli accordi di pace con Israele del 1979, rende l'idea del clima da guerra latente. Il raid è solo il corollario degli scontri in corso da sabato quando un gruppo di 35 militanti fondamentalisti ha attaccato una postazione egiziana alla frontiera israeliana uccidendo 16 agenti e impossessandosi di un loro mezzo blindato. L'incursione, destinata a concludersi con una serie di attentati sul territorio dello Stato ebraico, è stata stroncata dai missili israeliani che hanno incenerito i militanti saliti a bordo dell'autoblindo non appena il mezzo ha varcato la frontiera.
Al di là dei singoli episodi, il problema del Sinai è quello di essere un territorio su cui l'Egitto non esercita più alcun controllo. E neppure i 350 chilometri che separano la Striscia di Gaza da Sharm El Sheik bastano a garantire la sicurezza dei turisti. Subito dopo la caduta di Mubarak la polizia, odiata dalle tribù beduine in quanto simbolo di un potere che le ha sempre discriminate, si è ritirata nelle caserme lasciando il deserto, le sue piste e molti centri abitati nelle mani dei fondamentalisti e dei trafficanti impegnati nel contrabbando di armi, droga ed esseri umani. Il sodalizio tra beduini, trafficanti e gruppi jihadisti ha trasformato la penisola in un'enorme zona franca dove, a detta dei servizi di sicurezza egiziani, s'annidano «quasi 2000 terroristi». La cifra è probabilmente esagerata, ma è indicativa della pericolosità d'un territorio dove i militanti jihadisti, reduci dalle campagne libiche, hanno ammassato decine di missili anti aerei razziati nei depositi di Gheddafi. Le esagerazioni dell'intelligence egiziana vanno comunque di pari passo con l'ottimismo del neo ministro del Turismo egiziano Hisham Zazou. Smentendo i timori di un ulteriore calo di viaggiatori dopo le perdite per 833 milioni di dollari registrate nel 2011 il ministro nega qualsiasi cancellazione delle prenotazioni e sottolinea la capacità dell'Egitto di offrire le migliori garanzie di sicurezza agli stranieri in arrivo. Rassicurazioni in evidente contrasto con le informazioni reperibili sul sito della Farnesina dove si segnalano «blocchi stradali, scontri con armi da fuoco, ripetuti sequestri, anche di turisti, in particolare nella zona di Nuweiba e in direzione del monastero di Santa Caterina (l'ultimo caso si è verificato venerdì 13 luglio 2012 ed i due turisti statunitensi sequestrati sono rimasti ostaggio dei rapitori per quattro giorni)».
E il caso più recente - a detta di «Viaggiare sicuri» - riguarda proprio un gruppo di connazionali. «Nel quadro di uno degli ultimi blocchi stradali – avvisa il sito - si sono registrati gravissimi disagi per i turisti italiani, specie con bambini al seguito.

Nella notte tra il 3 ed il 4 agosto, un blocco stradale di beduini ha coinvolto circa 300 turisti italiani appena giunti in Egitto con voli charter che sono rimasti bloccati dentro l'aeroporto di Marsa Alam per circa 10 ore». Turista avvisato, mezzo salvato.

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