Non è il modo più onorevole per tornare in Italia, dopo dieci mesi di ingiustizie patite in India. La richiesta allo Stato del Kerala di riavere Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in «prestito», per un paio di settimane, non è un'ideona. Gli stucchevoli appelli dei ministri della Difesa e degli Esteri all'«umanità» e alla «sensibilità» degli indiani fanno ridere per non piangere. La cauzione di 826 mila euro chiesta dal giudice del Kerala, come se i marò fossero Al Capone, è un oltraggio. L'impegno di controllare i loro spostamenti in Italia, alla stregua di criminali comuni in permesso premio, è una beffa. La lista di brutte figure sarebbe ancora lunga, ma quello che conta veramente è il ritorno in patria di Salvatore e Massimiliano. Il Giornale si è battuto per i due marò e li accoglie con un abbraccio. Ogni soldato in missione, e i fucilieri di marina lo sono da dieci mesi, sa bene quanto sia importante tornare a casa, anche se in «licenza». E ancora più importante è farlo per Natale, una festa non solo religiosa, ma il momento in cui le famiglie, anche le più divise, si ritrovano sotto l'albero in un momento di serenità. I «leoni» del reggimento San Marco sono addestrati al peggio, ma assieme ai propri cari, in «prima linea» con loro dal 15 febbraio, hanno bisogno di una pausa.
Non dimentichiamo, però, che il «permesso» natalizio è una vittoria di Pirro, a dimostrazione dell'inconsistenza della linea morbida adottata fino ad oggi dal governo. All'Italietta che non è stata in grado di farsi valere con l'India hanno dato il contentino della «licenza».
E conoscendo un po' il Kerala le sorprese potrebbero spuntare all'ultimo minuto. I pescatori, che hanno subito due vittime in questa storiaccia, già gridano all'«imbroglio» e parlano di «vergogna per l'India». Oggi un altro tribunale, quello di Kollam, dovrà restituire ai marò i passaporti e concedere il visto d'uscita. Speriamo che il procuratore del Kerala, che ha espresso contrarietà al permesso natalizio, e la politica locale non ci mettano lo zampino.
La vittoria di Pirro del governo italiano potrebbe diventare un boomerang se al ritorno a casa dei marò non seguirà la sentenza della Corte suprema indiana, che rientra dalle ferie il 2 gennaio. Una settimana dopo Latorre e Girone dovranno tornare in India, ma come ha fatto capire il presidente Giorgio Napolitano si spera che entro quella data i giudici di Delhi avranno dato ragione all'Italia. Così i marò resteranno a casa e verranno processati in patria.
In queste due settimane in Italia speriamo non salti fuori il magistrato di turno, che si sogna di arrestarli. Qualcuno già parla di candidare i marò alle elezioni e gli indiani temono qualche sotterfugio da Italietta per non farli tornare.
Latorre e Girone hanno già sgombrato il campo dai dubbi con poche, ma significative parole: «Se torneremo in India? Certo: noi abbiamo una parola sola ed è parola di italiani». Se la linea morbida del governo non darà risultati prima del 10 gennaio i due leoni del San Marco dovranno rientrare a Kochi, ma lo faranno a testa alta.
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