La «pantera nera» fuggita a Cuba, che sognava uno Stato indipendente degli africani d'America, è la prima donna fra i dieci terroristi più ricercati al mondo dall'Fbi. Joanne Chesimard, meglio nota con il nome di battaglia, Assata Shakur, pensava di farla franca ricostruendosi una specie di verginità da combattente della libertà incastrata dai cattivi bianchi. Quaranta anni dopo le sue gesta sanguinarie, con un presidente di colore alla Casa Bianca, la polizia federale americana ha raddoppiato a 2 milioni di dollari la taglia sulla testa della latitante. Assata, che significa «chi combatte», oggi ha 65 anni e vive nell'isola di Castro grazie all'asilo politico, nonostante sia stata condannata all'ergastolo negli Stati Uniti. Nel commando che l'ha fatta evadere da un penitenziario Usa nel 1979 c'era anche l'italiana Silvia Baraldini.
Assata Shakur cresce nel Queens, un quartiere di New York. A 23 anni aderisce alle Pantere nere diventando leader del partito clandestino a Harlem. Il gruppo è troppo maschilista per i suoi gusti e così si arruola nell'«Esercito di liberazione nero». Negli anni Settanta l'obiettivo principale dell'organizzazione è «l'indipendenza e l'autodeterminazione degli africani negli Stati Uniti». Per realizzarla bisogna finanziarsi con le rapine e far saltare in aria a colpi di granate le macchine della polizia.
Nel 1971 si becca una pallottola nello stomaco dalla sua pistola, non per gesta eroiche, ma durante un alterco per una festa mancata. Assata viene rilasciata su cauzione, ma un anno dopo l'Fbi scatena la caccia bollandola come «mamma chioccia rivoluzionaria» dell'Esercito clandestino dei neri.
Il 2 maggio 1973 viene fermata in auto con due complici per un semplice controllo. Secondo la ricostruzione dell'accusa la giovane terrorista prende la pistola di un agente ferito e gli spara a bruciapelo come se fosse un'esecuzione.
Condannata all'ergastolo da una giuria di soli bianchi e maltrattata in prigione, Assata diventa una star degli estremisti di colore, che ancora oggi inneggiano a lei in rete. Nel 1979 evade aiutata dal fratello e dalla Baraldini, al volante della macchina che la porta via. L'attivista italiana, in seguito arrestata e condannata a 43 anni di carcere negli Usa, ha finito di scontare la pena in Italia.
Assata riappare da latitante a Cuba dove ottiene asilo politico. Oltre a collaborare con il programma in inglese di Radio Avana, scrive un'autobiografia. Da ragazzina di colore con i capelli a sfera si trasforma in un simbolo dell'Africa vestendo abiti tradizionali e lisciandosi la folta chioma. Le ultime foto sul sito dell'Fbi la ritraggono con i capelli ricci e tinti di rosso. L'obiettivo è riciclarsi come eroina della libertà. Un documentario cubano, «Occhi di arcobaleno», la dipinge non come carnefice, ma come vittima. Secondo il New York Magazine è la terrorista latitante ad ispirare «A Song for Assata» dell'artista hip hop Common. Le parole del brano musicale «la tua forza ed orgoglio sono belli» fanno discutere quando nel 2011 Michelle Obama invita il cantante alla Casa Bianca.
Da giovedì la pantera nera con i capelli bianchi è la prima donna fra i 10 terroristi più ricercati dall'Fbi del calibro di Hakimullah Mehsud, capoccia dei talebani pakistani, o Abdullah Ahmed
Abdullah, coinvolto negli attentati di Al Qaida alle ambasciata Usa in Kenya e Tanzania. L'agente dell'Fbi Aaron Ford assicura che «non avremo pace fino a quando non sarà portata davanti alla giustizia».www.faustobiloslavo.eu
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