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Omicidio di Fausto e Iaio, riaperte le indagini. La gip accoglie la richiesta dei pm

I due ragazzi furono uccisi il 18 marzo del 1978 in via Mancinelli vicino al centro sociale Leoncavallo, a Milano. Il sindaco Sala aveva scritto una lettera per chiedere la riapertura del caso

Omicidio di Fausto e Iaio, riaperte le indagini. La gip accoglie la richiesta dei pm
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L'ultimo mistero milanese degli Anni di Piombo potrebbe arrivare a un punto di svolta. Dopo 47 anni. Nuove indagini sono state ordinate sull'omicidio di Fausto e Iaio, i due ragazzi uccisi il 18 marzo del 1978 in via Mancinelli, vicino al centro sociale Leoncavallo. Si è saputo solo questa mattina che la gip Maria Idria Gurgo di Castelmenardo ha accolto la richiesta dei pm milanesi Leonardo Lesti e Francesca Crupi. Un provvedimento molto delicato, anche perché sono indicati i temi su cui indagherà la procura, a partire da una nuova informativa della Digos. Era stato il sindaco Giuseppe Sala a scrivere per primo una lettera aperta alla procura di Milano per chiedere formalmente di risalire agli esecutori mai identificati dell'omicidio dei due diciannovenni, Lorenzo "Iaio" Iannucci e Fausto Tinelli. A seguito della richiesta, la procura aveva aperto un fascicolo conoscitivo. Quella sera di quasi cinquantanni fa, i due ragazzi si stavano dirigendo verso la casa di Iaio, dopo una birra al Leoncavallo. Furono visti confrontarsi con tre uomini, in via Mancinelli. Poi gli spari, otto colpi di pistola i cui bossoli non furono mai ritrovati. Una testimone assistette al colpo di grazia a Fausto, che era già a terra agonizzante. Iaio morirà poco dopo in ospedale.

I due giovani gravitavano intorno alla galassia di sinistra del Leoncavallo. Le indagini a caldo si concentrarono principalmente sulla galassia degli stupefacenti: i due infatti avevano partecipato attivamente al "Dossier Eroina", un rapporto che mappava le zone di spaccio della città, con tanto di fotografie e indirizzi, e che conteneva un elenco alfabetico con i nomi degli spacciatori, con tanto di schede biografiche. Ma le indagini in seguito volsero su un altro movente, quello della destra eversiva. Nel 2000 il provvedimento di archiviazione dell'ultima indagine puntò il dito sugli indagati Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, tre esponenti di estrema destra appartenenti ai Nar, i nuclei armati rivoluzionari. Carminati, esponente della Banda della Magliana e uno dei protagonisti dell'inchiesta su Mafia Capitale, è nato a Milano nel 1958. Trasferitosi a Roma negli anni Settanta con la famiglia, continuò però a mantenere rapporti con l'avamposto della destra a Milano.Un altro aspetto mai chiarito nella morte dei due ragazzi, riguarda un rifugio delle Brigate Rosse in via Montenevoso. Dalle finestre dell'appartamento di Fausto si vedeva proprio l'appartamento dei brigatisti e nel palazzo, secondo Daniela Angeli, la mamma del ragazzo ucciso, i servizi segreti avevano affittato una casa. Sempre in via Montenevoso sarà ritrovato il memoriale di Aldo Moro, l'ex premier democristiano rapito il 16 marzo 1978, due giorni prima dell'omicidio di via Mancinelli.

Su di loro, secondo la giudice che archiviò l'inchiesta all'epoca, vi erano "elementi indiziari", non prove. Almeno fino a oggi. Nella nuova inchiesta, sulla scorta di una nuova informativa della Digos, verranno rianalizzati i corpi di reato conservati nell'ufficio reperti del Palazzo di giustizia milanese. Tra questi manca però un berretto blu di lana, che non fu mai sottoposto ad accertamenti. Forse le tecnologie a disposizione oggi verranno in aiuto degli inquirenti. Un altro degli elementi è una perizia dattilografica sul volantino di rivendicazione del duplice omicidio, oltre a numerosi accertamenti documentali e le testimonianze di alcune persone già sentite in passato. "È una soddisfazione perchè già le mie indagini sembravano aver raggiunto con i Nar il nucleo della verità sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci", è il commento del giudice Guido Salvini all'agenzia Nova. "Il volantino di rivendicazione è molto importante perchè quel nucleo di 'Brigata Combattente Franco Anselmì comparve solo due volte in quel mese, a Milano per Fausto e Iaio e a Roma per un altro attentato sempre in onore di Franco Anselmi fatto alla sede del partito comunista di via Trogo.

I due volantini con quella sigla confermano l'asse Roma-Milano. Ed è proprio questa rivendicazione che collega i due contesti, un motivo della riapertura delle indagini. Ne scrissi ampiamente nella mia ordinanza e i nomi sono ancora quelli", ha concluso Salvini.

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