Il filo di perle e la camicia rosa pallido, da vecchia zia d'America, non ingannino. È al suo naso aquilino, e alla mascella da raptor gentile che bisogna guardare per indovinare il carattere, la tenacia da mangusta che ha animato per tutta la vita mrs. Edith Windsor, 83 anni, una che era orgogliosa di essere gay fin dai tempi in cui a Las Vegas si esibivano in trio Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis jr. Ovvero prima ancora che a qualcuno venisse in mente di celebrarlo pubblicamente, il «gay pride», l'orgoglio omosex. Una vecchia lesbica, diremmo, se non ce lo vietasse il galateo; se l'argomento non fosse delicatissimo, e le parole non avessero il potere esplosivo che hanno, e la lobby gay non fosse così suscettibile. E comunque non è questo il punto, giacché di battutisti un tanto al chilo chissà quanti ne avrà triturati, nella sua vita, con la sua mascella da presa, la cara Edith. Il punto è che la signora ha vinto la sua storica battaglia, ed è felice come il giorno in cui -oh, molti, molti anni fa- si innamorò della sua dolce Thea, Thea Spyer.
Piangeva di gioia, difatti, mrs. Edith, quando le hanno comunicato che aveva vinto il ricorso, il suo, contro il Defense of Marriage Act; che lei dunque aveva trionfato su tutta la linea; che il matrimonio, in America, non è più solo tra uomo e donna e che le nozze gay sono parificate a quelle etero, anche se d'un subito, a guardarli, non si capisce mai bene chi è l'uno e chi è l'altra - marito e moglie. Piangeva di gioia, Edith, e il suo primo desiderio è stato quello di andare a farsi un cicchetto con i confratelli e le consorelle a Stonewall, il bar del Greenwich Village, a New York, una delle roccheforti dei diritti dei gay.
Tutto era cominciato con quella bizzarra ingiunzione del fisco che le imponeva di sborsare 363 mila dollari per ereditare dalla consorte, Thea Spyer, sposata in Canada nel 2007, l'appartamento di New York e il piccolo cottage negli Hamptons, zona residenziale chic di Long Island, in cui lei e lei erano vissute. Trecentosessantamila e dispari dollari solo perché il governo federale, in base al Defence of Marriage Act che l'altro ieri è stato buttato a mare dalla Corte Suprema, riconosceva come legittimo solo quel vecchio arnese contrattuale che si stipulava (e ancor oggi, anche se molto, molto meno...) tra uomini e donne. La causa promossa da Edith Windsor è stata in un certo senso l'ultimo atto d'amore per Thea, che una malattia le aveva strappato quattro anni fa. «Mi dissi: se dovevo sopravvivere a Thea, che modo meraviglioso di farlo», ha rievocato ieri in una conferenza stampa.
Ex programmatrice Ibm, in un mondo dominato all'epoca dagli uomini, la Windsor aveva fatto coppia con Thea Spyer per 40 anni prima del matrimonio. Una storia tenuta a lungo segreta, come la morale del tempo, aggravata dal puritanesimo americano, imponeva. Così segreta che all'epoca, al posto dell'anello di fidanzamento, Edith chiese una spilla, per non suscitare la pruriginosa curiosità dei colleghi di lavoro. Alle nozze, celebrate a Toronto nel maggio 2007, Edith e Thea erano arrivate a 77 e 75 anni quando Thea aveva saputo che la sclerosi multipla, diagnosticatale nel 2007, non le lasciava che un anno di vita.
Ieri, per colmo di felicità, la Windsor ha ricevuto una telefonata di congratulazioni dal presidente Obama in persona (che per la cronaca è sposato con una donna, ma non è così scemo da snobbare il corroborante, in termini elettorali, potere dei gay).
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