Francia sotto choc: "Spiati dagli Usa"

L'ipocrisia di Parigi: s'indigna e convoca l'ambasciatore. Ma dimentica le intercettazioni dei servizi francesi

Francia sotto choc: "Spiati dagli Usa"

Le «vite degli altri» ora sono anche quelle dei francesi. E così d'improvviso a Parigi tutti si stupiscono, s'indignano e s'arrabbiano. Il più irritato è ovviamente il presidente François Hollande, condannato a passar le giornate cercando di giustificarsi. Mentre ancora cerca di recuperare la grana Leonarda, la studentessa kosovara rispedita in patria senza complimenti e poi invitata a tornare senza famiglia, ecco piovergli addosso la rogna delle intercettazioni americane. E il fatto che dietro la nuova sventagliata ci sia il «fuoco amico» di Le Monde, quotidiano vicino alla sinistra socialista, rende il tutto ancor più doloroso. Ma Le Monde se ne frega. Il quotidiano entra a gamba tesa nell'affare Datagate e racconta, documenti segreti alla mano, come anche la Francia sia caduta vittima di Prism, il sistema di spionaggio elettronico utilizzato dalla National Security Agency americana per intercettare le comunicazioni telefoniche e i dati telematici di tutto il mondo. Del resto del mondo ai francesi però frega ben poco. A Parigi e dintorni tutti ora esigono chiarezza e certezze su quei 70 milioni di dati telefonici violati e carpiti all'interno dei confini nazionali tra il 10 dicembre 2012 e l'8 gennaio 2013. E vogliono sapere perché l'Nsa ravanasse dentro i terminali di aziende strategiche come Alcatel Lucent, specializzata nella trasmissione e nel convogliamento di dati su cavi sottomarini, o nelle mail transitate su «wanadoo.fr» un gestore di posta elettronica controllato da Telecom France.

L'opinione pubblica francese ha anche molta fretta di sapere perché la curiosità degli spioni americani non si limitasse a sospetti terroristi, ma spaziasse in lungo e in largo nel mondo degli affari, delle comunicazioni, della politica e dell'amministrazione. Interrogativi a cui Hollande e i suoi - a cominciare dal primo ministro Jean-Marc Ayrault, passando per il ministro degli Esteri Laurent Fabius e finendo con il ministro dell'interno Manuel Valls - dovrebbero già saper rispondere.

Le rivelazioni di Le Monde sono solo il copioso seguito del filone di notizie uscite a giugno quando circolarono le prime indiscrezioni sull'attività dell'Nsa all'interno del mondo telefonico e digitale d'oltralpe. Indiscrezioni a cui il governo aveva risposto promettendo un'inchiesta attenta e puntigliosa . Ma i risultati di quell'inchiesta non si sono ancora visti. E così mentre la politica aspetta, dorme o - come insinua qualcuno - insabbia, Le Monde riesce attraverso un semplice contatto con Green Greenwald, l'ex avvocato americano oggi grande divulgatore dei dossier della talpa Edward Snowden, ad accedere in soli tre mesi a un'imponente massa d'informazioni sul caso francese. E a rendere il tutto ancora più imbarazzante s'aggiunge la compromissione dello stesso governo di Parigi sorpreso anche lui, nei mesi scorsi, a partecipare, tramite i propri servizi segreti, alla grande osservazione delle «vite degli altri». Così in questa atmosfera di generale sospetto a premier e ministri non resta altro che celare l'imbarazzo dietro gesti e parole di circostanza. Il ministro degli Esteri Fabius denuncia le «pratiche inaccettabili» e convoca l'ambasciatore americano Charles Rivkin chiedendogli «chiarimenti assai rapidi».

Il premier Jean Marc Ayrault si dice scioccato e esige da Washington, come fa pure il suo collega agli interni Manuel Valls, «risposte chiare». Risposte che quasi certamente non arriveranno mai. Anche perché nel mondo dello spionaggio l'unica regola aurea ed eterna è quella del «così fan tutti».

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