Francia al voto, l’incognita è il terzo posto

Per Sarkozy e Hollande ballottaggio sicuro. La vera sfida è fra i fronti estremi di Le Pen e Mélenchon

Francia al voto, l’incognita è il terzo posto

«Industrializzare la luna e trasformarla in una grande piattaforma di transizione per Marte»: copyright Jacques Cheminade, candidato di «Solidarietà e progresso». «Espropriare i ricchi e le banche»: copyright Philippe Poutou, candidato del Nuovo Partito anticapitalista. «Creare gli Stati uniti socialisti d’Europa»: copyright Nathalie Arthaud, candidata di Lotta operaia. «Trasformare la parata militare del 14 luglio sugli Champs Élysées in una sfilata di cittadini»: copyright Eva Joly, candidata dei Verdi. «Difendere le ultime elezioni libere di Francia prima che Bruxelles decida tutto»: copyright Nicolas Dupont-Aignan, candidato di Debout la République (Alzati, Repubblica). Viaggiano tra lo 0,5% e il 3% nelle previsioni più rosee dei sondaggi. Eppure i cinque candidati anti-sistema alle presidenziali di oggi - 45 milioni di francesi al voto - hanno animato la campagna elettorale tanto da attirarsi l’ira dell’ormai rabbuiato Nicolas Sarkozy: «In cinque settimane, è stato uno contro nove», ha commentato il presidente-candidato. Che ha poi aggiunto polemico: «Ci sono persone che non abbiamo mai visto prima, che non vedremo mai più, che si sono mostrate a un piccolo festival di Cannes, che sono venuti a parlare di cose stravaganti».
E in effetti nella rosa dei cinque candidati su dieci che - secondo le previsioni - non raggiungeranno nemmeno un debolissimo 4% ci sono anticapitalisti, trotskisti e sedicenti neo-gollisti dai programmi, dalle idee e dalle personalità quantomeno bizzarre, che di certo rendono la corsa per l’Eliseo un momento di forte partecipazione democratica ma anche una fiera di drôleries, per dirla alla francese. Ad ammettere il ruolo assolutamente simbolico di questa corsa è Nathalie Arthaud, 42 anni, trotskista, che nel suo programma precisa: «Una candidatura comunista testimonierà, almeno, la persistenza di una corrente rivoluzionaria nel movimento operaio». Un traguardo che rischia di naufragare nei numeri che saranno resi noti stasera. Un traguardo che la accomuna tuttavia all’altro candidato di questa battaglia simbolica, Philippe Poutou, 45 anni, operaio della Ford di Blanquefort (dipartimento della Gironda) che come la Arthaud vorrebbe introdurre il divieto di licenziamento, l’aumento dei salari e l’esproprio delle banche. Un traguardo, infine, che rischia di trasformare la corsa di Jean-Luc Mélenchon, candidato del Front de Gauche, nella battaglia di un «moderato» piuttosto che in quella di un oltranzista. E sarà forse per questo che dopo la sfida Sarkozy-Hollande, la sfida nella sfida di questa elezione è tra l’ex ministro amato dagli intellettuali della gauche e la leader del Front National Marine Le Pen. Entrambi considerati dalle rispettive parti avverse una «minaccia» per la democrazia, i due si contendono il terzo decisivo posto in questa elezione, quello che potrebbe - nonostante i sondaggi prevedano una netta vittoria di Hollande al secondo turno - modificare le aspettative e i giochi di forza in vista del ballottaggio del 6 maggio.
La presenza dei due candidati «estremi» forti ha annullato la partita degli oltranzisti, ma anche la battaglia del settantunenne Cheminade, già candidato nel ’95 e proiettato sulle «conquiste spaziali» più che sulla conquista dell’Eliseo. E ha eclissato anche la Verde Eva Joly, ex magistrato franco-norvegese, che sarà ricordata più per i suoi occhialini rossi alla Harry Potter che per la promessa di portare la Francia fuori dal nucleare, considerato il magrissimo 3% verso il quale potrebbe dirigersi.
Occhi puntati dunque sul braccio di ferro fra i due «fronti», quello di destra e quello di sinistra. Se Mélenchon - il «Nichi Vendola di Francia» - arrivasse terzo, Hollande dovrà confrontarsi con le sue proposte massimaliste. E considerate dalla destra insostenibili per i conti pubblici, come la promessa del rimborso del 100% delle spese sanitarie. Certo per Hollande sarà facile liquidare gli annunci di Mélenchon come promesse elettorali inattuabili da un «moderato», ma non sarà facile per il favorito di questa elezione liquidare invece la paura e l’ansia dei mercati che temono l’avanzata della sinistra estrema nel Paese.


Resta da vedere quanto le previsioni della vigilia si concretizzeranno oggi, quando sarà più chiaro dove si è diretto il folto popolo degli indecisi e quanto peserà sul voto l’annunciato astensionismo da record. E che peso avrà François Bayrou, il centrista penalizzato dal moderatismo di Hollande e dai «duri e puri» Mélenchon e Le Pen. Il suo probabile 10% potrebbe sempre essere decisivo al ballottaggio.

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