La fuga degli stranieri L'Inghilterra prepara sbarchi anfibi

Chi non è già scappato dalla Siria lo sta facendo adesso e secondo l'Onu in due giorni circa 30mila persone hanno lasciato il Paese in aereo alla volta del Libano e il caso dei due italiani «fermati» mentre cercavano di lasciare la Siria dimostra che, in attesa dei piani di evacuazione organizzati dagli Stati, gli stranieri ancora nel Paese si arrangiano come possono. E che in una condizione simile le brutte sorprese sono più che probabili.
La settimana scorsa la presidenza di turno dell'Unione europea, cipriota, aveva iniziato a programmare l'evacuazione, dal Libano di circa 200mila fra europei e altri stranieri. E all'inizio di questa settimana l'Unione annunciava che il piano di trasferimento immediato di tutti gli occidentali dalla Siria (25.000 persone) in caso di escalation degli scontri armati era già pronto. Il piano sarebbe stato testato la settimana scorsa con una pre-esercitazione alla quale avrebbero preso parte uomini e mezzi di Usa, Regno Unito, Francia e Italia già presenti nell'area.
E ieri il quotidiano britannico Telegraph, citando fonti del ministero della Difesa inglese, ha reso noto che la marina britannica è pronta per un'eventuale evacuazione di massa di cittadini britannici dalla Siria e dai paesi circostanti nel caso in cui la fuga di civili, già consistente, dovesse esplodere in un'emergenza. Si tratta del «Response Force Task Group», una robusta flotta da guerra che comprende la portaelicotteri Illustrious. E stando ai piani, definiti di natura meramente precauzionale dalla Royal Navy, sono previsti anche «sbarchi anfibi in Sardegna, Albania e Turchia».
Ma c'è da sperare che i colleghi del quotidiano britannico abbiano frainteso qualcosa. O le operazioni che la marina militare del loro paese ha intenzione di mettere in atto per mettere in sicurezza i connazionali. O alcuni dei luoghi in cui quelle operazioni dovrebbero avvenire. Perché se la Turchia confina con la Siria ed è plausibile che in caso di estrema necessità - dopo aver chiesto e soprattutto ottenuto il consenso del governo di Ankara - la Royal Navy possa avere bisogno, per portare in salvo cittadini britannici o altri stranieri, di uno sbarco anfibio sulle spiagge turche limitrofe alla frontiera con la Siria, non si capisce perché si debba preparare a effettuare un'operazione analoga sulle coste albanesi o su quelle sarde, lontane miglia e miglia marine dalla guerra civile siriana.
Comunque, «è altamente possibile - ha detto al Telegraph un comandante della Royal Navy - che, nel caso di un'ondata massiccia di rifugiati, sia nostra responsabilità occuparci dei nostri connazionali».

E una fonte del ministero della Difesa inglese ha spiegato che «in questa fase un ruolo di combattimento è fuori questione mentre il nostro obiettivo è predisporre piani di evacuazione per i cittadini britannici» in caso di allargamento del conflitto. Uno degli scenari presi in considerazione prevede attacchi terroristici in Libano e Giordania.

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