Isole Senkaku, Pechino invia mille pescherecci

Cina e Giappone si scontrano sul possesso delle isole del Mar Cinese Orientale. La Cina invia i suoi pescherecci. Gli Usa non si schierano: "Si decida pacificamente"

Manifestanti davanti all'ambasciata giapponese a Pechino
Manifestanti davanti all'ambasciata giapponese a Pechino

Il controllo delle isole nelle acque del Mar Cinese Orientale continua a contrapporre Cina e Giappone. Disabitate, le isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi), appartengono attualmente a Tokio, ma Pechino ne rivendica il possesso.

Kyodo, agenzia giapponese, annuncia oggi, riprendendo l'edizione online della Central People's Broadcasting Station, che un migliaio di pescherecci cinesi sono in viaggio verso il braccio di mare conteso tra i due Stati. Dovrebbero arrivare già in serata.

Le autorità cinesi hanno commentato entusiasticamente i pattugliamenti eseguiti alle Senkaku nei giorni scorsi . Secondo un funzionario della China Marine Surveillance "il rafforzamento della legge e le attività di pattugliamento marino cinesi hanno dimostrato la giurisdizione della Cina sulle isole Diaoyu e hanno avuto un ruolo importante ai fini della tutela degli interessi marittimi del paese". Sei pattugliatori (due per l'agenzia Nuova Cina) avevano raggiunto le acque contese venerdì, per poi allontanardi dopo qualche ora.

Continuano le proteste

Una sessantina di persone si è riunita oggi davanti all'ambasciata giapponese a Pechino per contestare il controllo di Tokyo sulle isole, controllata a vista da circa mille agenti delle forze di sicurezza. Le proteste nel weekend hanno interessato tutto il Paese, facendo segnalare diversi episodi di violenza e saccheggi. Le manifestazioni, le più intense dal 2005, coincidono con l'anniversario dell'incidente di Mukden. Nel 1931 un attentato contro una ferrovia giapponese fu usato dal Giappone come scusa per invadere il nord della Cina.

Gli Usa non si schierano

Leon Panetta, segretario alla Difesa statunitensem ha spiegato oggi, in una conferenza a cui partecipava anche Satoshi Morimoto, collega giapponese, che Washington non intende per ora assumere una posizione sulla questione, ma che comunque spingerà per una soluzione pacifica della controversia.

La decisione tiene conto degli "obblighi sul tratto di Sicurezza" tra Giappone e Stati Uniti.

Il documento firmato dalla due parti prevede che, in caso di aggressione, l'alleato difende l'assalito. E il ministro degli Esteri giapponese, Koichiro Gemba, nei giorni scorsi aveva chiarito che l'accordo riguarda anche le isole Senkaku.

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