Finora si sapeva da fonti di stampa sudcoreane di una «brutale esecuzione», preceduta dallo spettacolare arresto, trasmesso in diretta dalla televisione di Stato di Pyongyang, avvenuto durante una riunione dei vertici del partito comunista nordcoreano. Ufficialmente Chang Sung-taek aveva pagato con la vita, circa tre settimane fa, il tentativo di prendere il potere assoluto, ma più probabilmente quello di mettere le mani, in disaccordo con il trentenne dittatore suo nipote Kim Jong-un, sui lucrosi affari connessi allo sfruttamento di giacimenti minerari.
L'uomo che aveva sposato una sorella di Kim Jong-il, più noto come il «Caro Leader» e padre di Kim Jong-un, e che a quest'ultimo aveva fatto oltre che da zio anche da consigliere nella transizione al potere, aveva fatto insomma una brutta fine. Ma non si sapeva ancora quale. Un indizio avrebbe dovuto fornirlo la nota ufficiale con cui l'agenzia di stampa nordcoreana Kcna aveva dato notizia dell'esecuzione, rendendola nota al Paese sulle prime pagine dei giornali, via radio e tv e perfino facendola trasmettere sui convogli della metropolitana di Pyongyang: «La spregevole feccia umana Chang, che era peggiore di un cane, aveva perpetrato atti di tradimento tre volte maledetti, tradendo così la profonda fiducia e il caloroso amore paterno dimostratogli dal Partito e dal Leader».
Peggiore di un cane, appunto. Ora si apprende da fonti cinesi (un giornale di Hong Kong vicino al locale partito comunista) che la fine di Chang sarebbe stata spaventosa: spogliato e gettato insieme con cinque complici in una grande gabbia dove li attendevano 120 cani feroci tenuti a digiuno da tre giorni.
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