Rispetto della privacy e silenzio stampa. È la richiesta della famiglia dell'ingegnere catanese Mario Belluomo sequestrato in Siria, dove lavorava per l'acciaieria Hmisho di Latakia. «Noi sapevamo da giorni del rapimento - rivela uno dei suoi fratelli, Gianfranco - anche perché non avevamo avuto contatti con Mario, che si faceva sentire spesso. Speravamo che la notizia non trapelasse. Meno se ne parla meglio è per la soluzione della vicenda». In casa Belluomo ci sono quattro fratelli e una sorella, ma anche l'anziana madre, malata, che è all'oscuro della notizia del rapimento. «Se venisse a saperlo - dice Gianfranco Belluomo - sarebbe uno choc violento. L'abbiamo «isolata» dall'informazione, e vorremmo che i giornalisti rispettassero la nostra scelta del silenzio stampa.
È importante per tutti noi». Richiesta a cui si aggiunge il ministro degli Esteri Giulio Terzi, che fa sapere: «In tutti questi casi l'incolumità del connazionale è la nostra priorità assoluta ed è indispensabile tenere il massimo riserbo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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