I comunisti cubani perdono il pelo, ma non il vizio della censura. Il governo sta per proibire il popolare reggaeton, un ballo sensuale importato dal Porto Rico, che nell'ultimo decennio ha fatto breccia nell'isola ribelle. I funzionari comunisti lo considerano troppo osè e maschilista, in un paese dove il turismo sessuale è tranquillamente tollerato.
L'annuncio è stato dato, come da tradizione, dalle colonne di Granma, l'organo ufficiale del partito comunista. Il governo è pronto a varare un decreto che mette al bando tutte le musiche e balli troppo trasgressivi. Il primo a finire sotto la mannaia moralista è l'amato reggaeton. Lo ha annunciato senza vergogna, Orlando Vistel Columbié, direttore dell'Istituto cubano di musica che difende la purezza della musica cubana. «Stiamo parlando di un processo di epurazione artistica - ha sottolineato il solerte funzionario come se fossimo ai tempi di Stalin - di tutto quello che si distanzia dalla legittima cultura popolare cubana». Un editto che mette la bando non solo il reggaeton, ma «i generi di musica mediocri, volgari e banali. Ci sono testi aggressivi e sessualmente espliciti che deformano l'innata sensualità delle donne cubane e le fanno apparire come un mero oggetto del desiderio».
Non risulta che la polizia cubana sia altrettanto solerte nel contrastare il vizio dei tanti turisti che arrivano da mezzo mondo a Cuba per godersi una vacanza e, se capita, le donne del posto. Loro portano valuta pregiata, mentre il reggaeton coinvolge i giovani cubani non più attratti come un tempo dall'esempio dei pionieri castristi.
Il reggaeton cubano è nato nel 1999, come variante del genere che si è sviluppato nell'America Latina.
La Sbs è stata la prima band dell'isola a mescolare questo rap portoricano alla musica cubana. Negli ultimi dieci anni molti gruppi musicali giovanili come El Medico, Tegno Caribe, Triangolo Oscuro, Máxima Alerta, El Chacal, El Insurrecto si sono fatti strada con il reggaeton. I testi della versione portoricana e giamaicana sono intrisi di strofe misogine. Il ballo che ne deriva simula la dominazione dell'uomo sulla donna, ma gran parte della band cubane fanno riferimento a temi più soft come la gioia di vivere e la fiesta.
Il problema vero è che il reggaeton ha conquistato i giovani che lo preferiscono alla salsa, la rumba e il jazz tollerati o propagandati dal regime.
Il «Vishinsky» delle note cubane assicura che «verranno adottate misure «ferree per cancellare il reggaeton dalla squalifica professionale di chi viola l'etica del proprio lavoro a sanzioni severe contro gli amministratori che favoriscono queste musiche nei luoghi pubblici». La radio e televisione di stato «manderanno in onda solo il miglior catalogo delle nostre istituzioni» musicali.
Bontà sua la musica e il ballo devianti potranno sopravvivere fra le quattro mura domestiche.
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