L'India litiga sulla «licenza» per i marò

Il governo non è contrario, ma il procuratore del Kerala si oppone: "Se li lasciamo andare, non tornano più"

L'India litiga sulla «licenza» per i marò

Fiato sospeso per i marò trattenuti in India sul permesso «per motivi umanitari», come dice il ministro della Difesa Giampaolo di Paola, che potrebbe far trascorrere a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre il Natale a casa. Ieri, davanti all'Alta corte del Kerala, il procuratore generale dello stato indiano, Asaf Ali, ha dato battaglia. Secondo lui non bisogna concedere alcun permesso e con la scusa delle festività natalizie l'Italia punta a «mandare a monte» l'intero processo contro i marò.

Il giudice dell'Alta Corte, P. Bhavadasan, ha chiesto al rappresentante del governo di New Delhi di far pervenire le sue osservazioni e ai legali dei marò di «rafforzare» le garanzie con l'impegno scritto al massimo livello della Repubblica italiana. Ci manca solo che Palazzo Chigi o il Quirinale chieda in prestito per due settimane i marò agli indiani con tanto di affidavit. L'Italia ha già sborsato 500mila euro di cauzione per i fucilieri di marina.

Alla fine il giudice ha rinviato la sentenza ad oggi fissando l'udienza alle 13.45 locali, le 9 e un quarto in Italia.

Sempre ieri il portavoce del governo indiano, Syed Akbaruddin, ha dichiarato che New Delhi non ha nulla in contrario alla «licenza» natalizia dei marò, se la magistratura del Kerala concedesse il via libera. Il problema è che i giudici locali sono legati a doppio filo al potere politico di Trivandrum, che spesso e volentieri se ne frega della volontà dello Stato centrale. Non a caso il procuratore del Kerala si è scagliato contro la richiesta dei difensori di Latorre e Girone di concedere un permesso di due settimane per trascorrere il Natale in famiglia. Dopo, i due marò, dovrebbero tornare in India con tanto di assicurazioni delle autorità italiane che lo faranno.

Asaf Ali, a nome dello Stato che trattiene i fucilieri di marina da quasi dieci mesi, si è detto «assolutamente contrario» alla richiesta. Il procuratore ha ricordato che presso la procura di Roma c'è un fascicolo per omicidio intestato ai due marò. «Non è plausibile "My Lord" - ha detto rivolgendosi al giudice dell'Alta Corte - che un magistrato locale ne disponga il fermo e quindi la proibizione a tornare in India?». In questo caso, ha aggiunto, «la crisi giudiziaria si trasformerebbe in una crisi politica i cui riflessi sarebbero tutti a carico dello Stato del Kerala». Il procuratore teme che dietro la richiesta di «licenza» per le feste «vi sia un retropensiero» che vuole far saltare il processo in India. In realtà l'unica speranza è che la Corte suprema di Delhi decida sulla giurisdizione a favore dell'Italia, al ritorno delle ferie il 2 gennaio, permettendo così ai marò di rimanere in patria.
Ieri il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, ha interrotto l'usuale conferenza stampa prenatalizia per parlare urgentemente con la sua collega Paola Severino, della Giustizia, su «questioni tecniche» legate al caso dei marò.

Il procuratore del Kerala ha ribaltato la frittata del permesso natalizio sostenendo in aula che «migliaia di credenti trascorrono le festività natalizie qui da noi nello Stato cristiano del Kerala. Perchè mai parenti ed amici non possono venire a trovarli a Kochi? Magari a nostre spese?».

Poi ha assestato l'ennesima stoccata ribadendo che «trattandosi di una richiesta di licenza per motivi familiari e non una modifica delle condizioni della libertà dietro cauzione, l'Italia avrebbe dovuto utilizzare il canale diplomatico e non quello giudiziario».

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