RomaGianfranco Paglia, medaglia d'oro al valor militare ed ex deputato, da soldato prima che da politico si chiede amaro: «La classe politica merita i nostri militari?».
Che hanno detto «Obbedisco!»?
«Come deve fare un soldato. Sono loro il fiore all'occhiello dell'Italia. Sono loro che stanno facendo la più bella figura».
Il governo invece...
«Non accuso nessuno in particolare. Ma mi vergogno che la politica tutta tratti così i nostri militari. È indecoroso e avvilente. I soldati non sono carri armati di un risiko che si possono spostare così, come se si stesse giocando».
Cosa le ha dato più fastidio dell'intera vicenda?
«Che onore e lealtà non sembrano appartenere a chi ci governa».
Un'accusa al ministero degli Esteri?
«Ripeto: non punto il dito contro nessuno in particolare. Ma qualcuno s'è comportato da dilettante allo sbaraglio sulla pelle della parte migliore del Paese».
Secondo lei il governo non avrebbe dovuto restituire i due fucilieri all'India?
«Dico che il gioco delle tre carte lo si fa soltanto nelle stazioni. Non si può dare la parola, poi cambiare idea, quindi fare un ulteriore dietrofront. È indegno».
Secondo lei perché?
«Non ne ho idea ma c'è qualcosa che non torna in una vicenda gestita malissimo fin dall'inizio».
Facciamo ordine: quali errori sono stati commessi?
«In primis non esiste che siano i militari a fare da baby sitter ai mercantili. Ci sono i contractor: funziona così in tutto il mondo».
Poi?
«Poi l'errore di entrare in porto e sottomettersi alla giurisdizione indiana. Il fatto è avvenuto in acque internazionali».
Quindi la competenza a giudicarli era italiana?
«Ma certo. Solo che l'Italia ha avuto subito un atteggiamento supino. Per esempio correndo a risarcire i familiari delle vittime».
Non avrebbero dovuto?
«Non dico questo. Ma bisognava aspettare. Invece, tutta quella fretta, è stata come un'ammissione di colpa. Hanno sparato, ok. Ma come? Perché? Cosa è avvenuto veramente?».
Altro errore?
«L'Italia avrebbe dovuto coinvolgere subito gli organismi internazionali: Onu e Ue in testa. Così, invece, si è continuato a sbagliare, a fare buchi, a mettere toppe risultate peggiori dei buchi stessi. Tutto sulla pelle dei militari».
Ha avuto modo di parlare ai due fucilieri?
«Quando sono tornati in Italia per Natale avrei voluto incontrarli ma il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, mi ha chiesto di soprassedere per non speculare sul caso. L'ho condiviso e mi sono adeguato».
Cosa vorrebbe dire loro?
«Che io e l'Italia intera siamo fieri di loro. Non della classe dirigente».
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