L'ultimo sopruso di Berlino: vuole imporci la patrimoniale

Una patrimoniale antidefault. È la nuova trovata della Bundesbank, la banca centrale tedesca che nel rapporto mensile ha sfornato un'altra ricetta anticrisi in salsa Merkel. In pratica, i Paesi dell'Unione monetaria europea che si trovassero a un passo dal fallimento dovrebbero prendersi in prima persona la responsabilità di restaurare la propria credibilità sui mercati internazionali senza chiedere prestiti agli altri Stati membri. E stangando i propri cittadini. Si tratta di uno dei capisaldi dell'economia secondo Merkel: gli aiuti comunitari si possono fare solo una volta che siano stati venduti tutti i gioielli di famiglia e che la pressione fiscale sia stata elevata alla soglia massima di tollerabilità.
Nel bollettino non si citano mai i nomi dei «colpevoli» ma il riferimento a Grecia, Italia e Spagna appare chiarissimo. Poiché le statistiche rivelano che il patrimonio pro capite dei cittadini dei tre Paesi in difficoltà è superiore a quello germanico, è giusto che siano i privati a pagare.
L'esposizione della Bundesbank è un compendio della volontà di potenza berlinese, o come l'ha definito il presidente della commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, «un delirio di onnipotenza». Non è stato sufficiente aver imposto salvataggi bancari con prelievi sui conti correnti, mentre le banche tedesche in crisi sono state nazionalizzate. Non è bastato aver tirato continuamente per la giacchetta il presidente della Bce, Mario Draghi, riducendone lo spazio di manovra. La Germania circoscrive con precisione anche le linee di politica economica che gli altri Paesi di Eurolandia dovrebbero seguire.
E il principio è sempre lo stesso: deflazione interna. Le «riforme strutturali» - tanto propagandate in epoca montiana - non sono solo una riduzione degli sprechi pubblici, ma anche un modo per abbassare il valore di tutti i parametri del ciclo produttivo, a partire dalle retribuzione. Un Paese in crisi si salva solo se si impoverisce. E la patrimoniale salva-Stati, anche se viene proposta dalla Bundesbank come un'extrema ratio, come un una tantum «per non spaventare gli investitori», non fa che seguirne lo stesso filone. Se uno Stato è povero, anche i suoi cittadini devono esserlo prima di dover chiedere aiuto. In fondo, con la Grecia è stato fatto lo stesso.
La stessa Germania viaggia a gonfie vele su questa bolla deflattiva che essa stessa ha inventato. L'euro, che sostanzialmente deriva dal marco, ha azzerato le differenze con i suoi partner europei: gli scambi commerciali tedeschi se ne sono avvantaggiati e quelli di Paesi come l'Italia ne hanno sofferto. Non a caso, nel primo trimestre la Bundesbank prevede un nuvo forte rialzo del pil. E non si pensi che la sinistra tedesca sconfessi Angela.

La Spd, alleato nella grosse Koalition, ha benedetto l'iniziativa della Bundesbank. «Sono strumenti adeguati per far partecipare ai costi chi si è approfittato degli aiuti di Stato», ha dichiarato il vicecapogruppo Carsten Schneider. Vaglielo a spiegare alla sinistra euroentusiasta di casa nostra.

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