«Il governo è culo e camicia con l'industria delle telecomunicazioni fin dagli anni 40 e la Nsa sorveglia tutto il mondo, fax, telefoni, comunicazioni satellitari». Edward Snowden ? Macché: Gene Hackman, in un film che anticipa di 15 anni, e lo fa con nomi e cognomi, le (presunte) rivelazioni della «talpa» che ha messo in subbuglio le cancellerie di mezzo mondo. Non servivano wikileaks e uno spione pentito: bastava andare al cinema a vedere Nemico pubblico. Che fa di più: scolpisce nel nostro immaginario l' onnipotenza delle tecnologie di sorveglianza in mano all'Nsa: il fim racconta di un fuggiasco individuato all'istante da un satellite occhiuto non appena mette il naso fuori di casa o manda una mail o cede alla tentazione di telefonare a moglie e amante. Snowden ha solo plasmato la nostra malleabile e già ben coltivata paranoia: «Siamo tutti spiati» è ormai una frase che si sente sull'autobus, dal lattaio o mentre ti fanno lo shampoo.
Ecco perché stupisce quel che sta accadendo in questi giorni dall'altra parte del mondo, sulla rotta del nulla tra Kuala Lumpur e Pechino: un enorme Boeing 777 con 13 persone di equipaggio e 226 passeggeri è letteralmente sparito nel nulla. Da venerdì notte, quando è stato registrato l'ultimo segnale radar, si rincorrono mille spifferi e suggestioni, la scia di carburante, i rottami in mare, i passaporti falsi, le ipotesi di terroristi simil-Balotelli. Ma a distanza di quattro giorni tutte le piste si sono rivelate deboli, per non parlare dei resti: il mare sembra aver ingoiato tutto. Eppure secondo quell'immagine sospettosa che ci è entrata nel sangue e nei social network, non possiamo fare un passo senza essere tracciati, ascoltati perfino auscultati: l'ultima paranoia è che qualcuno si impadronisca dei dati medici e biometrici raccolti dai sensori che va di moda indossare, come se la Cia e il neo Kgb fossero interessate a sapere quanto abbiamo di pressione. E invece. Invece basta allontanarsi dalle grandi città e perfino un colosso lungo 64 metri e con un'apertura alare di 60, un palazzo che vola e i suoi 239 abitanti, possono sparire nel nulla.
Non è certo la tecnologia che manca. La Cina ieri ha annunciato che userà gli occhi elettronici di dieci satelliti per cercare il relitto del velivolo. E le famiglie dei dispersi hanno fatto ciò che facciamo tutti quando cerchiamo qualcuno: hanno provato a chiamarli sul cellulare. Ben diciannove telefonini squillano libero e c'è addirittura un passeggero che risulta online su «QQ», un messenger cinese simile al nostro Whatsapp. Per i familiari significa speranza, per i dietrologi la miccia di nuove audaci (e sballate) fantasie, per le ricerche, a quanto pare, non significa proprio nulla. Secondo gli esperti è un fenomeno frequente in casi simili, una specie di rimpallo del segnale che incanta i ripetitori e non serve a localizzare.
E allora? Allora ci sono i supercomputer e gli occhi satellitari che tutto sanno di Nemico pubblico e ci sono le foto dei militari con i binocoli che scrutano il mare dall'aereo. Una è fantasia, l'altra è realtà. Meglio ricordarsi di distinguerli.
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