New York, negli anni '50 i barboni castrati per la ricerca sul cancro

Un dottore convinceva i vagabondi a esperimenti drastici e senza certezze di successo, in cambio di pasti caldi e cure

Un letto pulito e tre pasti gratis al giorni, ma anche cure mediche se si fosse scoperto che erano malati di tumore. Perry Hudson, un medico statunitense, tentò negli anni Cinquanta uno studio medico che non aveva garanzie di successo né tantomeno un gran senso dell'etica professionale sui vagabondi del Lower East Side newyorchese.

Hudson, che attualmente ha quasi cent'anni e vive in Florida, ha raccontato al New York Times i particolari del suo metodo. I vagabondi, rastrellati negli alberghi dei poveri della Bowery, venivano sottoposti a biopsie della prostata, ma anche alla castrazione, in cambio di cibo e cure.

Il dottor Hudson cercava di dimostrare che una precoce diagnosi del cancro alla prostata poteva risultare in cure efficaci, che avrebbero sconfitto il male. Non c'erano certezze sul suo metodo di cura, né tantomeno sui risultati, positivi o meno, ma il medico diceva ai "pazienti" che il tasso di guarigione era molto alto.

Ciò che il medico newyorchese non aveva detto alle sue "cavie" è che avrebbero potuto soffrire d'impotenza e di lacerazioni rettali.

E che nessuna aveva ancora dimostrato il valore della rimozione della ghiandola e dei testicoli nella cura del cancro. A sessant'anni di distanza, due articoli pubblicati da riviste mediche di rilievo hanno denunciato un metodo definito "anti-etico", ma che era finanziato anche dal National Institute of Health.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica