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"No" a valanga degli svizzeri al tetto per i super stipendi

Non ci saranno né la drastica riduzione per i top manager né il temuto forte rincaro della "vignetta" per l'autostrada

"No" a valanga degli svizzeri al tetto per i super stipendi

No, no e ancora no: il popolo svizzero - con una partecipazione vicina al 53% - ha lanciato un segnale forte e chiaro sui tre temi in votazione ieri nella Confederazione, respingendo (in tutti e 26 i Cantoni!) sia la discussa «Iniziativa 1:12 per salari equi» dei giovani socialisti sia la criticata modifica di legge riguardante l'aumento del 150% del contrassegno autostradale che interessava da vicino anche le decine di migliaia di lavoratori frontalieri e tutti gli automobilisti della confinante Italia. Il prezzo annuale della vignetta resta dunque a 40 franchi (circa 32 euro). Respinta anche l'altra iniziativa per la quale si andava alle urne, quella sulle famiglie - meno dibattuta - lanciata dal partito di destra Udc. Gli svizzeri non hanno quindi voluto fissare un rapporto minimo fra i salari dei manager e quelli degli altri dipendenti (la 1:12 chiedeva in sostanza che all'interno di un'impresa i manager non potessero guadagnare in un mese più di quanto il salariato più modesto percepisce in un anno) e con un ampio 65,3% complessivo hanno respinto l'iniziativa. Tutti i Cantoni hanno votato contro, ma in Ticino ci è mancato poco che la proposta passasse: i favorevoli hanno infatti superato il 49%. A livello nazionale i sì sono stati 955.000, i no 1,8 milioni. Un sospiro di sollievo per il Governo elvetico, che temeva il fuggi-fuggi delle aziende dal Paese, con il conseguente indebolimento della piazza economica che avrebbe colpito anche le piccole e medie imprese (spesso attive come fornitrici di quelle più grandi): inoltre, diminuendo i salari dei top manager, le assicurazioni sociali e lo Stato - attraverso le imposte - avrebbero incassato meno soldi. Un «no» tutto sommato logico, insomma, anche se sorprendente perlomeno nella forma, poiché la 1:12 è stata sostenuta anche da qualche esponente dei partiti di destra. Il popolo elvetico - lo ricordiamo - era chiamato per la seconda volta quest'anno a votare su un'iniziativa che prendeva di mira i salari impressionanti dei top manager (nell'ambito della farmaceutica Novartis, solo per citare un esempio, Joseph Jimenez guadagna attualmente 263 volte in più dell'impiegato meno pagato, bonus esclusi, con punte che sembrano arrivate addirittura a uno stratosferico 1:1812 nel caso di Credit Suisse e del suo CEO Brady Dougan), ma l'esito è stato completamente diverso. Lo scorso marzo le urne avevano plebiscitato l'iniziativa Minder «sui salari abusivi» con il 68% di sì: ma allora la proposta di modifica costituzionale aveva un sapore prettamente imprenditoriale, quello conferitogli dal promotore, il senatore Thomas Minder appunto. Eppure, malgrado il «no» chiaro e netto di ieri, la battaglia per i salari in Svizzera non si è conclusa: l'attenzione si sposta ora su un'altra iniziativa fortemente osteggiata dall'élite economica, quella dell'Unione sindacale svizzera (Uss) che propone una busta paga minima mensile di 4.000 franchi, attualmente all'esame del Parlamento e che potrebbe andare al voto già nel 2014. Bocciato dal 60,46% degli svizzeri (il 67,61% in Ticino) anche l'aumento del prezzo del contrassegno autostradale, che resterà dunque immutato a 40 franchi (il Consiglio federale spingeva per portare la vignetta a 100 franchi al fine di procedere all'ampliamento e al miglioramento della rete delle strade nazionali con un investimento di quattro miliardi in vent'anni). Una sconfitta bruciante per il Governo, che attraverso la ministra Doris Leuthard ha preso atto della «risposta chiara» del popolo: «A quanto pare non siamo riusciti a mostrare l'importanza di questo aumento: il prezzo della vignetta resta immutato, un eventuale aumento è al momento fuori discussione e circa 400 chilometri di strade cantonali non passeranno sotto la gestione federale». Esultano invece il comitato referendista e il Tcs, il principale club della mobilità del Paese contrario alla riforma: «Con il loro no al progettato e ingiustificato aumento del prezzo della vignetta gli svizzeri hanno inviato un chiaro segnale alla Berna federale: gli utenti della strada non accettano nuove imposte senza un chiaro valore aggiunto.

Daremo sistematica battaglia contro eventuali nuovi oneri!».

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