Obama mente sullo spionaggio e Berlino lo vuole in tribunale

Il presidente smentito da fonti dei servizi: "Sapeva delle intercettazioni dal 2010". Ora la Germania minaccia: chi ci mette sotto controllo ne risponda alla giustizia

Obama mente sullo spionaggio e Berlino lo vuole in tribunale

Diciamo la verità: non è bello farsi spiare dal buco della serratura. E neppure farsi intercettare le telefonate. Non è elegante, non è sportivo, non si fa. Naturalmente, dipende da chi spia e da chi è spiato. Anche qui, è come nella storiella del gorilla. «Dove va a dormire un gorilla di 800 chili?» domanda uno. La risposta è: «Dove gli pare». È lo stesso effetto che fanno le parole di Hayden, un portavoce del National Security Council, quando spiega che «non abbiamo interesse a commentare pubblicamente ogni specifica, presunta attività da parte dell'intelligence». E poi, continua mister Hayden, con la proterva arroganza di chi dirige l'orchestra e può decidere chi suonerà domani il contrabasso al posto di uno che «non va a tempo»: in buona sostanza fan tutti così, mica solo noi americani. Peccato che non la pensi allo stesso modo il ministro dell'Interno tedesco, Hans Peter Friedrich, che ieri ha tuonato: «Lo spionaggio è un reato. E chi lo pratica deve risponderne davanti alla giustizia».
Ecco: chi pensava che potesse finire a tarallucci e vino è servito.

E con una tipa tosta come la cancelliera della Grande Germania, che si tira dietro una folla di svariati milioni di indignados, la crisi diplomatica è già nell'aria. Come pensare di mettere la sordina alla vicenda, del resto, quando si viene a sapere che il presidente Usa Barack Obama sapeva fin dal 2010 (lo riferisce la Bild am Sontag, citando fonti dei servizi Usa) che la Nsa stava ascoltando le telefonate della cancelliera?
Secondo le fonti citate dalla Bild, il capo della National Security Agency Keith Alexander aveva informato il presidente dell'operazione di ascolto delle comunicazioni di Angela Merkel nel 2010, spiegandogli che l'andazzo risaliva al 2002. Ma fino a metà dell'anno in corso, diciamo fino all'estate, nessuno aveva ritirato quella disposizione di servizio. Nessuno chi? «Andiamo, stiamo parlando del presidente -ha detto un alto responsabile della Nsa al quotidiano-. Obama non ha messo fine a questa operazione e ha anzi lasciato che proseguisse».

Insomma: l'imbarazzo c'è. E la gatta da pelare diventa ogni giorno così grossa che già somiglia a una foca. Quella che manca, a Washington, è un linea purchessia, concordata ai vari livelli dell'amministrazione; sicchè si va in ordine sparso, passando da una smentita («Obama non è mai stato informato», dice il capo della Nsa) a una mezza ammissione, alla sfacciata arroganza di chi dice, mani sui fianchi: spiavamo, e allora? Come il senatore Peter King, secondo il quale Obama deve smetterla di scusarsi. «La verità è che la Nsa ha salvato migliaia di vite umane non solo negli States ma anche in Francia, in Germania e in tutta Europa».
Può essere, ma nell'attesa che gli Stati Uniti portino le prove di ciò che il senatore King afferma, i tedeschi (il 76 per cento, come dire 3 su 4) pretendono di avere le scuse di Obama.

Mentre il 60 per cento del campione scrutinato nel sondaggio ritiene che le spiate sul cellulare del cancelliere danneggino pesantemente i rapporti tedesco-americani. Perché è vero che il 53 per cento continua a ritenere che gli Usa siano un buon alleato. Ma il 39 per cento la pensa al contrario.

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