Obama vince e festeggia con la famiglia a Chicago

"Four more years". Obama sale sul palco con la famiglia e festeggia la rielezione: "Il nostro viaggio è stato lungo ma ci siamo rialzati. Il meglio per gli Stati Uniti deve ancora venire". La cronaca della notte elettorale. MAPPA Il voto Stato per Stato

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Sono bastate quattro ore per chiudere la partita. Obama vince le elezioni e resta alla Casa Bianca. Gli è riuscita un'impresa difficile se non impossibile: ha vinto in tutti gli Stati dove si era imposto nel 2008, perdendo solo l'Indiana e il North Carolina. L'ora X scatta poco dopo le 5 del mattino in Italia: Obama supera la fatidica quota 270 dei grandi elettori (su un totale di 578) e porta a casa la vittoria. Anche se manca la conferma ufficiale passano pochi minuti e il presidente esplode di gioia e su Twitter pubblica una foto, sua e della moglie Michelle, uniti in un abbraccio denso di significati. Nel giro di poco tempo quella foto fa il giro del mondo ed è la più retwittata di sempre. Il presidente scolpisce, così, il risultato sui social network. E insieme alla foto verga un breve messaggio. Semplice, diretto, senza indugi: "Four more years (ancora quattro anni). Voi lo avete reso possibile. Grazie". Silenzio di tomba nel quartier generale di Romney a Boston. Solo dopo due ore il candidato repubbliano ammette la sconfitta e, tecnicamente, "concede la vittoria" a Obama, ponendo fine a ogni ipotesi di ricorso (lo spettro delle contestazioni del 2000, in Florida, è ancora vivo negli Usa).

"Per l’America il meglio deve ancora venire", dice con voce ferma il presidente, sul palco del suo quartier generale di Chicago, davanti alla folla dei sostenitori che lo acclama. Poi rende onore al suo sfidante e si congratula con lui per la "combattutissima campagna elettorale". E fa di più. Dice che vorrebbe lavorare con lui: "Insieme per il Paese. Abbiamo combattuto fieramente perché entrambi amiamo questo Paese e abbiamo molto a cuore il suo futuro. La famiglia Romney ha scelto di restituire ciò che ha avuto impegnandosi per questo Paese. Per questo vi invito ad applaudire il loro impegno. Nelle prossime settimane cercherò di incontrarlo per vedere come possiamo insieme lavorare per questo Paese". E prosegue: "Vi ho ascoltato e siete stati voi a rendermi un presidente migliore. Le vostre lotte mi fanno tornare alla Casa Bianca più forte e più ispirato di prima".

"La nostra economia si sta riprendendo", ha detto ostentando sicurezza. Poi promette che lavorerà per trovare "quei compromessi necessari a portare il Paese avanti". E ha annuncia il suo piano di lavoro: "Lavorerò con i leader di entrambi gli schieramenti per affrontare le sfide che possiamo risolvere solo insieme". Ci riuscirà con metà Congresso contro? Staremo a vedere. Di certo Obama ha un vantaggio: ha due anni di tempo (prima delle elezioni di Midterm) per imprimere una svolta forte alla sua presidenza. Non avrà più l'assillo della rielezione e, proprio per questo, potrà imporre con più forza le proprie scelte. Anche se dovrà farlo, giocoforza, spostandosi un po' al centro, per tentare una convergenza - minima - coi repubblicani. Altrimenti tutto resterà bloccato.

A un certo punto Obama tocca sapientemente le corde della retorica. Lo fa con un accenno ai valori profondi del Paese a stelle e strisce: "Crediamo in un'America generosa, compassionevole, tollerante. Ai sogni delle figlie degli immigrati e al ragazzo sulla strada di Chicago non possiamo negare le opportunità. Vi ho ascoltato e siete stati voi a rendermi un presidente migliore. Le vostre lotte mi fanno tornare alla Casa Bianca più forte e più ispirato di prima. L'economia sta migliorando. Si sta concludendo un decennio di conflitti e la nostra campagna militare sta volgendo al termine". Inevitabile - e atteso - un accenno ai militari americani nel mondo: "Ci sono persone in terre lontane che combattono perché noi possiamo avere la libertà di discutere le nostre idee diverse. Il nostro Paese è difeso dalle migliori truppe militari che il mondo abbia mai conosciuto". Alla fine del discorso salgono sul palco - e si uniscono a Michelle, Sacha e Malia, anche Joe Biden e la sua famiglia.

Una pioggia di coriandoli ricopre tutti mentre risuonano le note di di Bruce Springsteen. In fondo a vincere le elezioni in America è stato anche il Boss, con la sua chitarra e la sua inconfondibile voce roca. E la sua "No surrender", che nel 2004 portò sfortuna a John Kerry, questa volta ha fatto centro.

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