Operazione «acque torbide» è il nome dell'ultimo piano dei Pasdaran, che punterebbero a provocare una catastrofe ecologica nel Golfo Persico per reagire alle sanzioni internazionali contro l'Iran. Lo rivela Der Spiegel che cita fonti dei servizi segreti occidentali. Forse non è un caso che notizie del genere saltino fuori alla vigilia del nuovo giro di vite dell'Unione europea contro la Repubblica degli ayatollah.
Secondo il il settimanale tedesco il piano dei Pasdaran prevede l'affondamento di una petroliera nel Golfo facendolo forse passare per un'incidente. La marea nera sparsa per lo stretto di mare strategico costringerebbe gli occidentali e i paesi arabi rivieraschi a un'imponente bonifica. L'operazione di pulizia richiederebbe, inevitabilmente, la collaborazione tecnica dell'Iran. In questo caso le sanzioni inflitte a Teheran per il programma nucleare dovrebbero venir sospese, almeno in parte. Non solo: il prezzo del petrolio salirebbe beneficiando le sempre più limitate possibilità di esportazione iraniane.
Secondo Der Spiegel il piano sarebbe stato messo a punto dal capo dei Guardiani della rivoluzione, generale Mohammed Ali Jafari e dall'ammiraglio Ali Fadavi, capo della marina dei Pasdaran. L'idea sarebbe stata presentata alla Guida suprema, l'ayatollah Alì Khamenei, l'unico ad avere il potere di dare il via libera definitivo.
L'operazione, un po' fantasiosa, avrebbe anche l'obiettivo di punire i paesi sunniti del Golfo, nemici dell'Iran sciita e alleati di comodo di Washington.
In realtà attorno allo stretto di Hormuz, via giugulare del petrolio anche per le esportazioni di Teheran, iraniani e occidentali si fronteggiano da tempo con scenari che prevedono blocchi, incidenti, rappresaglie.
Lo scorso dicembre l'Iran ha tenuto le più complesse esercitazioni navali della sua storia. Nell'occasione l'ammiraglio Mousavi aveva tranquillamente annunciato: «Prepariamo la marina ad affrontare il nemico in una situazione di guerra».
Lo scorso settembre gli occidentali e gli alleati arabi del Golfo hanno risposto con la Imcmex 12, un'esercitazione che aveva l'obiettivo di contrastare un possibile tentativo di Teheran o di gruppi guerriglieri di colpire il traffico delle petroliere. Da Hormuz transita il 20% del petrolio mondiale.
Gli iraniani hanno 2000 mine navali nei loro arsenali, ma ne basterebbero 300 per sigillare lo stretto, che è largo solo 34 miglia (54 chilometri circa). In caso di conflitto i Pasdaran utilizzerebbero una tattica «ibrida», ovvero un misto di guerriglia sul mare con i loro barchini veloci, acquistati anche in Italia, e armi sofisticate. L'Iran può contare pure su sottomarini e mini sommergibili particolarmente adatti per i bassi fondali di Hormuz.
Sull'altro fronte c'è la V flotta Usa in Bahrein e 40mila soldati americani nei paesi del Golfo. Grazie a rinforzi inglesi e di altri paesi europei lo specchio di mare non è mai stato affollato come quest'anno da navi militari.
La tensione con l'Iran è direttamente collegata alle sanzioni internazionali. Oggi dovrebbe venir annunciato l'ennesimo giro di vite alla riunione dei ministri degli esteri europei in Lussemburgo. Alcune fonti hanno già fatto trapelare «un forte appesantimento» delle sanzioni Ue. Le misure restrittive dovrebbero di nuovo riguardare il settore energetico (gas in particolare, che si aggiunge all'embargo petrolifero), le telecomunicazioni, i trasporti marittimi e le transazioni finanziarie. Non solo: l'Ue starebbe per aggiungere una trentina di individui e società nella lista nera che prevede congelamento dei beni e blocco dei visti.
L'Iran ha smentito che la sua esportazione di petrolio sia crollata a 860mila barili di petrolio al giorno. Il greggio iraniano viene ancora acquistato da Cina, India, Corea del sud, Giappone e Turchia.
Se le sanzioni cominciassero a colpire significativamente l'esportazione del greggio gli ayatollah sarebbero con le spalle al muro. A questo punto anche i piani più fantasiosi, come la marea nera nel Golfo, rischierebbero di trasformarsi in realtà.www.faustobiloslavo.eu
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