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Al rogo gli antichi manoscritti Al Qaida brucia Timbuktu

I militari mandati da Hollande riprendono la "capitale del deserto" ma prima della fuga i jihadisti distruggono un tesoro inestimabile

Al rogo gli antichi manoscritti Al Qaida brucia Timbuktu

Alla fine anche Timbuktu è caduta. I miliziani jihadisti, che la occupavano dallo scorso giugno, sono fuggiti di fronte all'avanzata delle truppe francesi e maliane, ritirandosi senza combattere nell'immenso deserto. Occupata la città, circa 200 militari francesi sono stati paracadutati nella regione a nord della città per cercare di intercettare i fuggitivi. E in serata, ad accrescere la fiducia, è giunta notizia che il Fondo Monetario Internazionale ha garantito al Mali di Bamako un prestito d'emergenza di 18,4 milioni.

Prima di dileguarsi, però, i qaidisti hanno lasciato a Timbuktu la loro firma inconfondibile, quella del fanatismo religioso violento e iconoclasta: un edificio dove erano custoditi oltre ventimila preziosi manoscritti antichi è stato incendiato. É andato così distrutta parte di un patrimonio culturale inestimabile, in parte risalente a epoche anteriori all'avvento dell'islam: a Timbuktu si conservano infatti da secoli circa centomila testi, tra i quali vi sono trattati di musica, botanica, religione, diritto, storia e commercio. Un'azione del genere non può meravigliare, ricordando che nei mesi scorsi i terroristi islamici, dopo aver imposto a Timbuktu la legge coranica, avevano distrutto i mausolei e i santuari dei teologi sufi vissuti nei secoli passati nella «capitale del deserto».

L'incendio di Timbuktu rientra in una logica distruttrice che si è purtroppo dispiegata in molti luoghi raggiunti dai fanatici dell'islam. Il caso più celebre è quello dei «Buddha di Bamiyan», le due statue colossali antiche di millenni che sorgevano in una vallata dell'Afghanistan. I talebani, conquistato il potere a Kabul negli anni Novanta, le frantumarono con l'esplosivo nel marzo 2001 perché le consideravano un'offesa all'unica vera religione. In Egitto, dopo la presa del potere da parte dei Fratelli Musulmani lo scorso anno, religiosi islamici hanno già chiesto la distruzione dei resti monumentali dell'antica civiltà egizia e perfino delle piramidi di Giza, definite «simboli pagani». In Tunisia invece si vanno diffondendo le minacce dei salafiti di distruggere, proprio come avvenuto nel Mali, i mausolei sufisti.

Intanto in Italia si è aperta una polemica politica tra il premier Mario Monti e i rappresentanti dei partiti sul mancato sostegno parlamentare all'appoggio logistico che il nostro governo aveva promesso all'azione militare francese in Mali. «Il presidente Hollande ha chiesto a diversi Paesi di dare supporto logistico - ha detto Monti ieri mattina durante una trasmissione televisiva - e alcuni lo hanno dato. L'Italia si è trovata in una condizione di particolare difficoltà, dato lo stato dimissionario del governo: io ho chiesto ai segretari dei tre partiti della maggioranza di pronunciarsi su questo tema, ma non è venuto un appoggio che consenta di confidare in una delibera del Parlamento». Le reazioni sono state critiche e perplesse. Lapo Pistelli del Pd ha chiesto a Monti di «evitare equivoci o malizie», mentre la radicale Emma Bonino si è detta sorpresa perché «nell'ultima riunione che abbiamo avuto in Parlamento la scorsa settimana mi pare che ci fosse una convergenza. A meno che in questi giorni il governo abbia avanzato ai segretari dei tre partiti di maggioranza nuove richieste diverse rispetto a quanto proposto alla Camera.

Ma di queste nuove richieste non so chi sia informato, certamente non il Parlamento».

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