Armi chimiche, volano accuse in Siria tra governo e ribelli

Governo e ribelli si scambiano accuse. Entrambi sostengono di temere l'utilizzo di testate chimiche da parte degli avversari

Armi chimiche, volano accuse in Siria tra governo e ribelli

La minaccia della armi chimiche incombe sulle sorti della Siria? Gli strali accusatori sono reciproci. Il governo incolpa i ribelli, la comunità internazionale Assad. Tutti sembrano avere in mano le armi, o avere il potenziale per produrle. E la vicenda nel complesso non risulta particolarmente chiara.

Che il governo di Damasco abbia intenzione di utilizzare le armi chimiche per dare un'accelerata al conflitto che da mesi stravolge la vita della Siria, dividendola di netto in due fazione belligeranti e poco disposte a scendere a patti, lo si è già detto. Non c'è nessuna certezza in merito. Soltanto rapporti dell'intelligence inglese e statunitense, citati per la prima volta dal New York Times.

La Siria sarebbe pronto ad adoperare agenti chimichi, o si starebbe preparando a farlo. A prescindere dal punto raggiunto nel processo di preparazione - a sentire i servizi segreti - armare le testate sarebbe nei piani di Assad. Lo ha detto, ancora oggi, il ministro degli Esteri britannico, William Hague, parlando alla Bbc.

Di tutt'altra opinione è però il governo di Damasco, che ha inviato una lettera al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dando una versione nettamente differente della questione.

Se di armi chimiche si deve parlare, a sentire il regime, ad averle sarebbero però i ribelli. Nello specifico la missiva parla di tonnellate di cloro nelle mani dei combattenti, ottenuto dopo essersi impadroniti di un laboratorio ad est di Aleppo.

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