Edward Snowden l'aveva promesso: non è finita qui, ne vedrete ancora delle belle. E ha mantenuto la parola. Il sito internet del settimanale tedesco Der Spiegel ha pubblicato ieri documenti in possesso della «talpa del Datagate» - attualmente bloccato a Mosca in attesa di sviluppi utili per la sua fuga nell'ospitale Ecuador - che stanno facendo innervosire molti politici e funzionari di Bruxelles. Sì, perché dalle sue informazioni trafugate risulterebbe che Washington aveva infiltrato i computer dell'Unione Europea, dedicandosi allo spionaggio nei confronti dei suoi migliori alleati.
Secondo Der Spiegel, circa cinque anni fa i responsabili della sicurezza Ue, rilevando disturbi nelle telefonate, si erano accorti che alcune delle comunicazioni del Justus Lipsius, il palazzo di Bruxelles che ospita il Consiglio Ue e i Vertici dei leader europei, venivano intercettate a distanza. Le ricerche avviate in quell'occasione hanno permesso di scoprire che le intercettazioni erano gestite da una delle aree schermate accanto al quartier generale della Nato, nella vicina Evere, dove la National Security Agency americana (la ormai famosa Nsa) si era installata. Nel Justus Lipsius, è bene ricordare, ogni singola delegazione europea dispone di spazi privati, con linee telefoniche e collegamenti internet: e sembra che tutte e ventisette fossero sotto controllo.
Tra i primi a reagire a queste notizie il presidente del Parlamento europeo, il socialista tedesco Martin Schulz, che ha parlato di «scandalo enorme», che «se confermato» dovrà essere seguito da «immediate spiegazioni» americane. Schulz, che non ama i toni diplomatici, ha aggiunto che lo spionaggio a danno dell'Unione Europea «incrinerebbe gravemente il rapporto con gli Stati Uniti e avrebbe serie conseguenze su ogni tipo di relazione».
Proseguono intanto al più alto livello le pressioni di Washington sulle autorità dell'Ecuador per impedire che Snowden trovi rifugio nel Paese sudamericano, che già ospita nelle propria ambasciata di Londra il celebre hacker di Wikileaks Julian Assange. Il vice di Obama, Joe Biden, ha telefonato di persona al presidente ecuadoriano Rafael Correa - del quale è ben noto l'allineamento con i più antiamericani regimi del continente quali quelli cubano, venezuelano, boliviano e nicaraguense - per chiedergli che alla «talpa del Datagate» non venga concesso asilo politico. Lo stesso Correa ha confermato la conversazione, assicurando che gli Stati Uniti saranno i primi a essere consultati «se e quando Snowden arriverà in territorio ecuadoriano» ma precisando che «la decisione finale sarà nostra».
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