Il tramonto di due vice troppo ingombranti

Sarah Palin era partita alla grande e ora paga tutto, con gli interessi, per tanti piccoli scandaletti che l’hanno coinvolta. Joe Biden è sempre rimasto in secondo piano. Poi, dopo l’ultima gaffe, è stato costretto a trasformarsi in un fantasma

Il tramonto di due vice troppo ingombranti

nostro inviato a Jupiter (Florida)

È il tramonto o quasi: Biden e Palin giù, per motivi diversi, per storie diverse. Giù insieme, paralleli. L’esperto e la grande outsider, il volto della certezza per Obama e quello della novità per McCain. Non funziona, non va. Non c’è spazio per i vice, in questa campagna elettorale. Sarah se l’è preso e ora lo paga tutto. Si porta appresso il giudizio negativo di giornali e televisioni che la giudicano inadatta, incompetente, inesperta. Ora incassa anche il sondaggio, questo: il 59% degli americani la considera non qualificata. Non è all’altezza e forse non basta l’etichetta liberal alla rilevazione fatta da Cnn e Cbs per contestare i numeri. C’è che la Palin è partita alla grande e poi ha cominciato ad arrancare sotto i colpi di una campagna che non risparmia nulla, che non lascia spazio agli errori. C’era qualche scheletro di troppo nell’armadio, qualche cosa da sistemare. Non il parrucchiere e non il guardaroba. Non solo, cioè. Combatte, parla, si agita, aggredisce Obama. Fa tutto quello che deve fare una vice di un candidato che deve recuperare. Però è in calo, l’effetto novità sembra finito. Troppo forti i media che l’hanno presa di mira. Tira avanti, però. Nonostante le presunte faide interne alla campagna e le accuse dello staff di McCain: «Lo mette in difficoltà». La Palin piace alla gente, ma la gente le ha voltato le spalle. La crisi economica pretende esperienza. Quella che non ha Obama e che ha Biden. Il fantasma, ormai. Perché c’è ma non parla, c’è e sorride soltanto. L’altro giorno, durante l’intermezzo con Barack durante il megaspot in prime time, il senatore Joe era lì, sul podio con il suo compagno di corsa. In secondo piano, però. E prima? Nei giorni precedenti ha fatto campagna da solo, mai in coppia con Obama. Marginale. I giornali lo prendono in giro. «Dov’è finito Biden?». Se l’è chiesto Politico dopo aver raccontato che qualche giorno fa lo staff di Obama ha praticamente costretto il vice a rimanere nell’ombra. Aveva appena fatto l’ultima gaffe, quella sulla soglia di reddito sotto la quale abbassare le tasse. Aveva sbagliato appena di 50mila dollari, abbassando da 200mila a 150mila il tetto di reddito per lo sgravio fiscale. Qualche giorno prima c'era stato un altro errore, quando aveva pronosticato che «entro sei mesi dall'elezione a Presidente, Obama sarà messo alla prova da una crisi internazionale». Cioè un assist a McCain e alla Palin che il giorno dopo sono usciti con uno spot facile facile: «È Biden stesso ad affermare che Obama non ha esperienza internazionale e metterà a rischio l'America». Dopo quell'uscita Biden era stato messo in guardia, ma non «censurato». L'errore sulle tasse, invece, ha scatenato la reazione. È stata la sua fine, probabilmente. Fine della campagna, ovvio. Dicono che nel team di Obama circoli la buffa battuta: «Non lasciate che Biden sia Biden». Cioè evitare a ogni costo che commetta altri errori. E come? Facendolo tacere. Obama continua a ripetere di essere orgoglioso del suo running mate. Eppure non sono previsti altri comizi in coppia fino alla vigilia del voto. Biden arriverà da solo, a Chicago. Vuol dire che sta messo peggio lui della Palin. Vuol dire che se Obama dovesse vincere, è molto probabile che resterà sempre l'uomo che vive a un battito di cuore dal presidente. Cioè eterno fantasma. A 65 anni significa che è finita lì la sua avventura. Bella, ma finita. Se Obama perde, uguale, anzi peggio. Sarah no.

Ci sarà anche il vento contrario, ma se McCain dovesse vincere, per lei si aprirà il futuro da grande politica. Altrimenti stop e ripartenza. In fondo anche i sondaggi che la massacrano le danno una speranza: ora non è pronta. Tra quattro anni sì. 

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