Oltranzisti e trattativisti si dividono la piazza di Kiev, nuovamente stracolma di manifestanti ostili al presidente Viktor Yanukovich: ieri secondo le opposizioni ce n'erano addirittura un milione, ma anche se fossero stati alcune centinaia di migliaia si trattava comunque di una folla enorme. Una folla determinata e colorata, che si è portata al seguito le bandiere nazionali con il colori giallo e blu ma anche quelle blu con le dodici stelle in cerchio che rappresentano l'Unione Europa. Quell'Europa da noi sempre più vituperata e che per tanti ucraini rappresenta ancora una speranza, se non un miraggio, la speranza di liberarsi dal soffocante abbraccio del vicino russo che non ha alcuna intenzione di riconoscere nell'Ucraina un vero Stato sovrano, preferendo imporle nei fatti lo status di sovietica memoria di Paese a sovranità limitata (da Mosca, si capisce).
Gli oltranzisti sono i seguaci della ex premier Yulia Tymoshenko, che in una lettera scritta dall'ospedale in cui è piantonata (sta scontando sette anni di reclusione per abuso di potere in seguito a un processo che Europa e Stati Uniti bollano come politicamente motivato) e letta dalla figlia Evgenia si rivolge ai manifestanti perché continuino a lottare senza piegarsi a compromessi contro Yanukovich, «che ha perso la sua legittimità nel momento in cui non ha firmato l'accordo di associazione con l'Unione Europea». Ma sono anche i militanti di Svoboda («Libertà»), il movimento nazionalista e anti-russo, che ieri hanno chiarito i propri sentimenti abbattendo una delle tante statue di Lenin che ancora troneggiano nelle piazze di un'Ucraina che nominalmente si è lasciata alle spalle l'Urss da 22 anni. I dimostranti hanno usato una fune d'acciaio per tirar giù il monumento dal suo piedistallo e una volta a terra lo hanno decapitato e fatto a pezzi a colpi di mazza gridando in coro «Yanukovich sei il prossimo!» per poi intonare a tutto volume l'inno nazionale.
I trattativisti, contro cui tanto s'impegna la Tymoshenko, sono almeno in teoria quelli del partito Udar («Pugno») guidato dall'ex campione di pugilato Vitali Klitschko, una montagna umana che in questi giorni convulsi sta dimostrando carisma e saggezza: sono stati i suoi attivisti ieri a frapporsi tra decine di facinorosi con caschi in testa e spranghe in mano e la polizia che presidiava il palazzo presidenziale, per impedir loro di prenderlo d'assalto. Klitschko sapeva che quel gesto rabbioso sarebbe servito solo a giustificare una dura repressione anche delle manifestazioni pacifiche che lui continua a guidare.
Repressione che pare comunque già alle viste. Non solo per l'ormai imminente scadenza dell'ultimatum del governo per lo sgombero degli edifici pubblici in mano ai manifestanti a Kiev, ma soprattutto per l'annuncio dei servizi segreti ucraini (Sbu) dell'apertura di un'inchiesta per il presunto tentativo di singoli politici di sovvertire l'ordinamento e di prendere il potere. I servizi segreti non hanno reso noti i nomi dei politici coinvolti ma è probabile che si tratti di leader dell'opposizione filo-europea.
Bruxelles cerca intanto di mantenere aperta la prospettiva di un'intesa con Kiev.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.