Russia e Cina dicono no al ricorso all'Aja su crimini di guerra in Siria

La risoluzione proposta dalla Francia avrebbe dato alla Corte Internazionale il compito di investigare sulle violazioni commesse durante la guerra

L'ambasciatore siriano Bashar Jàafari (D) con il vice-ambasciatore cinese Wang Min
L'ambasciatore siriano Bashar Jàafari (D) con il vice-ambasciatore cinese Wang Min

Il veto posto dalla Russia e dalla Cina al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha bloccato la proposta di avviare un'indagine su possibili crimini di guerra perpetrati in Siria negli oltre tre anni trascorsi dallo scoppiare delle proteste, inizialmente pacifiche, nel marzo 2011.

I due Paesi sono stati gli unici a votare contro la risoluzione proposta dalla Francia, che avrebbe dato alla Corte penale internazionale il compito di investigare su crimini di guerra o contro l'umanità, che si ritiene siano stati commessi tanto dal regime di Damasco quanto dai ribelli.

"È chiaro - aveva detto il vice-segretario generale Jan Eliasson, rivolgendosi ai membri del Consiglio di sicurezza - che nessuna delle parti impegnate nel conflitto è innocente".

La mossa di Mosca e Pechino non lascia comunque stupiti, se si considera che i due Paesi hanno già utilizzato altre tre volte (ottobre 2011, febbraio 2012, luglio 2012) il diritto di veto concesso ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza, per bloccare qualsiasi iniziativa potesse andare contro gli interessi del regime di Damasco.

L'ambasciatore russo, Vitaly Churkin, aveva definito la proposta francese una "mossa pubblicitaria", aggiungendo che l'adozione della risoluzione avrebbe danneggiato il tentativo di risolvere politicamente la guerra in Siria.

"Il popolo siriano

non vedrà ancora la giustizia oggi", ha detto l'ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Samantha Power. I rappresentanti italiani al Palazzo di Vetro si sono detti rammaricati "per la mancata adozione" della proposta.

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