Nonostante il referendum abrogativo che - allindomani di Tangentopoli - decretò con un plebiscito la cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti, la Casta ha comunque trovato il modo di far rientrare dalla finestra i quattrini pubblici. La soluzione è quella del «rimborso elettorale». Peccato che questi soldi non dipendano dalle spese effettivamente sostenute in campagna dai vari movimenti. La legge prevede infatti per le elezioni politiche un «tesoretto» di un euro per ogni avente diritto al voto. La somma complessiva viene poi divisa in base alla percentuale di voti ottenuti dai partiti che hanno superato lo sbarramento dell1% (prima della leggina del 2002 lo sbarramento era al 4%) e versata in rate annuali.
Unultima modifica risalente al 2006 decreta che le rate annuali vengano comunque versate anche in caso di legislatura conclusasi anzitempo. Questo significa che lo Stato sta ancora pagando i partiti che hanno superato l1% nelle Politiche del 2006.
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