Eurolandia vicina all’accordo: soluzione Ue-Fmi per la Grecia

Alla fine, la soluzione che nessuno voleva sembra aver prevalso: se la Grecia avrà bisogno di aiuto, il soccorso sarà prestato anche dal Fondo monetario internazionale. I Paesi di Eurolandia sarebbero infatti «vicini a un accordo», come riferito nella tarda serata di ieri da fonti diplomatiche, che se davvero raggiunto ricalca i desiderata della Germania, sempre più calata nel ruolo di driver nella gestione, per la verità finora confusa e poco efficace, della crisi che sta attraversando Atene.
Di ufficiale, però, non c’è ancora nulla. Anzi. Per buona parte della giornata di ieri era apparsa ancora remota l’ipotesi di un accordo confezionato prima del vertice Ue in agenda tra domani e venerdì. La richiesta da parte di Nicolas Sarkozy e di Josè Zapatero per un incontro tra i leader di Eurolandia da tenersi «appena prima» del summit dei capi di Stato e di governo europei, era stata letta come un tentativo per mettere pressione a Berlino e come strumento per riequilibrare i pesi all’interno dei negoziati. Solo in un’altra occasione, quando si era trattato di reagire alla crisi dei mercati nell’ottobre 2008 e dire a gran voce che l’Europa non avrebbe permesso il fallimento delle banche, era stata convocata una riunione dei leader dell’Eurogruppo, peraltro non prevista tra i «format» dei trattati Ue.
Il pre-vertice di domani dovrebbe proprio servire da piattaforma per presentare un accordo che, alla luce di quanto rivelato dalle fonti, rispetta in pieno le condizioni dettate dal cancelliere tedesco, Angela Merkel. Condizioni chiare, quasi un diktat: sostegno finanziario alla Grecia solo come misura di ultima istanza, nel caso Atene non riuscisse più a ottenere credito dai mercati; gli aiuti verrebbero erogati sulla base di un piano basato sulla combinazione di aiuti bilaterali e del Fmi, cui verrebbe affidato un ruolo di centrale nell’assistenza finanziaria. Berlino avrebbe inoltre preteso e ottenuto dai partner l’adozione di regole più stringenti di quelle previste dal Patto di stabilità. In pratica, a fronte di un’indisciplina di bilancio scatterebbero sanzioni più salate.
La regola numero uno posta dai tedeschi per aprire il rubinetto degli aiuti, ovvero che Atene si trovi nell’impossibilità di onorare le proprie scadenze debitorie, appare al momento superflua. Almeno alla luce di quanto dichiarato ieri dal ministro greco delle Finanze, George Papaconstantinu: «Possiamo continuare a indebitarci sul mercato senza problemi», ha garantito. Ma è pacifico che l’Europa non può permettersi di archiviare venerdì prossimo il vertice senza prendere decisioni. L’euro continua, infatti, a essere bersagliato dalle vendite: ieri è scivolato al nuovo minimo storico nei confronti del franco svizzero, sotto quota 1,43, ed è rimasto a fatica sopra 1,35 dollari.

Numerosi operatori vedono l’euro in discesa entro l’anno fino a 1,20 dollari, un livello mai raggiunto da marzo del 2006. Negli ultimi giorni la Germania aveva ribadito con fermezza che nessuna decisione sulla Grecia è nell’agenda del vertice Ue. Con la vittoria in tasca, ora sembra aver cambiato idea.

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