Expo, Maroni lancia la sfida: «Le mafie non faranno affari»

OBIETTIVO Il Viminale: «Per sconfiggere la ’ndrangheta bisogna colpirne il patrimonio»

Non usa mezzi termini, il ministro dell’Interno. «Da Milano - annuncia Roberto Maroni - lanciamo una sfida importante: estirpare la criminalità organizzata. L’obiettivo è garantire il 110 per cento di trasparenza nella realizzazione delle opere legate a Expo 2015. Sarà una rivoluzione. E potremo parlare di un modello di sicurezza». Ancora cinque anni all’Esposizione universale. Un evento che rappresenta un boccone appetibile per le mafie. Per questo, il governo ha deciso di costituire due strutture per scongiurare i rischi di infiltrazioni criminali: un Comitato per l’alta sorveglianza delle grandi opere, coordinato dalla Prefettura milanese, e il Gruppo interforze centrale per Expo (Gicex), composto da tutti i rappresentanti delle forze di polizie e da esperti in materia di antimafia (i cui nomi saranno resi noti nei prossimi giorni), che verrà coordinato da Giuseppe Cannizzaro, primo dirigente di polizia con una lunga esperienza maturata a Gioia Tauro, in Calabria. E non è un caso. Perché a preoccupare di più gli investigatori è proprio la ’ndrangheta. Sono le cosche calabresi ad aver investito - e a fare affari - nel movimento terra in Lombardia, nel ciclo del cemento, nello smaltimento dei rifiuti. «È la ’ndrangheta - sottolinea il capo della polizia, Antonio Manganelli - la più pericolosa delle mafie». E i milioni di euro che pioveranno su Expo, per le ’ndrine, rappresentano un’occasione irripetibile.
I due organismi, insediati ieri e presentati dal ministro in Prefettura, dovranno monitorare sulla realizzazione delle opere previste per il 2015, esaminare le anomalie, condividere le banche dati a disposizione di polizia, carabinieri e guardia di finanza, percorrere la catena dei subappalti. Un punto su cui il ministro Maroni si sofferma più volte. Primo, le aziende che vorranno prendere parte ai lavori di Expo - spiega - lo potranno fare solo se inserite in una «white list», un elenco delle ditte «certificate». Imprese, cioè, non soggette a rischio di infiltrazioni mafiose. Non tra i fornitori e nemmeno tra chi lavorerà concretamente nei cantieri. Secondo, verranno tracciati i flussi finanziari legati alla realizzazione delle opere, così da escludere la presenza di gruppi criminali dietro ai prestanome. Perché «l’aggressione al patrimonio della mafia - sottolina il ministro - è la vera bomba atomica».
Per il titolare del Viminale, dunque, Milano si propone come «modello per la sicurezza». «Sarà una rivoluzione - insiste Maroni - da qui lanciamo una sfida: il nostro obiettivo è distruggere tutte le mafie. Sarà la nostra missione per i prossimi anni». E anche per il sindaco Letizia Moratti si tratta di «una risposta forte e concreta al problema della sicurezza di Expo».

L’iniziativa del governo, spiega, «servirà a dare garanzie di trasparenza anche ai Paesi che verranno a operare a Milano». «Finalmente - commenta Carlo Fidanza, europarlamentare e presidente della Commissione Expo a Palazzo Marino - disponiamo di strumenti concreti per fronteggiare il pericolo di infiltrazioni mafiose».

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